Milano – La sala del Cinema Mexico è piena. Il primo piano sullo schermo è tutto suo: di Antonio Sancassani, che ha gestito questo luogo per oltre 40 anni. Si è spento lo scorso sabato a 82 anni dopo una vita dedicata alla sua monosala di via Savona e al suo pubblico. Ma la luce resta accesa nella sua creatura, il suo pubblico è talmente tanto che molti restano fuori in questa serata dedicata a lui, "che con passione - si legge sullo schermo - ha reso il cinema un luogo di sogni e incontri indimenticabili". Una sala di periferia diventata istituzione, casa di film d'essai e soprattutto del musical ‘Rocky Horror’, che al Mexico da decenni si trasforma in rito collettivo con lo spettacolo dal vivo accanto alla performance sullo schermo.
"Arrivano sempre persone nuove. Da Bergamo, da Brescia, da Parma...", dicono gli attori che vestono i panni dei personaggi. In suo onore parlano decine di amici, colleghi, registi e attori che al Mexico hanno trovato un trampolino di lancio. Come Claudio Bisio, che in via Savona iniziò a esibirsi proprio con il ‘Rocky Horror’. "Frequentavo la scuola del Piccolo teatro negli Anni '80. A Londra - racconta Bisio - vidi il ‘Rocky Horror show’. Sono tornato qui entusiasta di quella ‘osa trasgressiva, allora, con lo spartito che avevo comprato. Proposi alla Scuola del Piccolo teatro di metterlo in scena per il saggio ma avevamo un repertorio diverso... se andava bene recitavamo Brecht. Allora lo bocciarono. Ma l'insegnante di canto Luisa Tescari accettò di farcelo rappresentare, dal vivo, in corso Magenta. Antonio venne a vedere il saggio e si entusiasmò. Da lì nacque tutto. Noi arrivavamo al Mexico con i costumi ma il pubblico si mascherava altrettanto, ci buttavamo addosso acqua... Qui ho guadagnato i miei primi soldi: 20mila lire. Di Antonio non posso dimenticare la curiosità, la sua voglia di non essere canonico. Grazie Antonio".
Al microfono si susseguono in tanti, presentati da Domenico Dinoia, presidente Agis Lombarda, socio di Sancassani nel ‘Progetto Lumiere’ che ha ridato vita ai cinema Palestrina di Milano e Troisi di San Donato. Tra gli ospiti, Gianluca Farinelli della Cineteca di Bologna. "Era un combattente della vita - dice di Sancassani -, aveva una faccia da sceriffo del West, come quei personaggi di grande moralità e forza che dopo una gioventù da delinquenti si erano redenti. Io la stella da sceriffo di Antonio sono sicuro di averla vista. Ha un viso antico, Antonio, che ci porta in un'altra Italia". Di lui ricorda la capacità di scoprire e valorizzare pellicole snobbate da altri. "Clamoroso il caso de ‘Il vento fa il suo giro’ Senza Antonio Sancassani, il regista Giorgio Diritti non sarebbe diventato un autore consacrato". Poi "le sue doti: era un indipendente totale, solitario, isolato, di straordinario coraggio. E un uomo di grande creatività e spericolatezza. Uno sceriffo che coglieva sempre nel segno. Dal quale non ti sentivi mai tradito".
Il critico cinematografico Paolo Mereghetti aggiunge che "Sancassani rappresentava qualcosa di unico. Aveva trovato la sua strada personale. Aguzzava l'ingegno, perché Mexico non ha le prime visioni. Ma il pubblico viene lo stesso perché sa di trovare qualcosa di curioso, di interessante". Antonio Sancassani "diceva che se un giorno i cinema dovranno chiudere - sottolinea Dinoia - noi saremo gli ultimi a farlo. Ora noi faremo di tutto per continuare il suo lavoro. Il desiderio più grande di Antonio è che il Cinema Mexico continui a essere il Cinema Mexico". Nella sala ora si sente ancora la voce del suo "papà", protagonista del documentario ‘Mexico! Un cinema alla riscossa’ di Michele Rho, proiettato in suo onore.