
Un vagone della metropolitana a Milano (Newpress)
Milano, 13 marzo 2017 - Estendere il «naming» anche alle tre linee storiche della metropolitana milanese: la rossa, la verde e la gialla, altrimenti note, nell’ordine, come la uno, la due e la tre. Un’ipotesi che potrebbe concretizzarsi tra un anno, quando il servizio del trasporto pubblico milanese andrà per la prima volta a gara e Atm, salvo sorprese, sarà costretta a vedersela con aziende concorrenti. Il bando di metà 2018 rappresenta una sorta di «anno zero»: le coordinate del trasporto pubblico locale potranno essere rimesse in discussione, potranno essere cambiate, stravolte.
Prova ne è lo scontro che già oggi oppone i sindacati alla Giunta e che alla fine di questo mese potrebbe sfociare in uno sciopero. Le sigle sindacali, infatti, non vedono con favore la possibilità, prospettata da Palazzo Marino, di scorporare le gare: da un lato quella per far girare i mezzi pubblici e dall’altro quella per la gestione della sosta a pagamento, di Area C, del car e del bike sharing. La cosiddetta «soluzione spezzatino», fino ad oggi impercorribile perché tutti servizi sono da sempre unificati sotto Atm. L’opera di riscrittura delle regole e degli affidamenti della mobilità cittadina potrebbe quindi riguardare anche il naming che significa significa concedere a imprese e marchi di abbinare il proprio nome a quello della singola stazione di una linea metropolitana o addirittura alla linea intera. In cambio di denaro, ovviamente. Detto altrimenti: il naming rappresenta per il trasporto pubblico un’entrata alternativa a quella dei biglietti e dei trasferimenti statali e regionali, questi ultimi ogni anno in forse.
Finora questa modalità alternativa di reperimento fondi è stata sperimentata solo sulla Metropolitana 5, la lilla. E al momento, contratti alla mano, ha garantito alla mobilità milanese poco più di 6 milioni di euro. Così suddivisi: il polo assicurativo Allianz-Generali ha siglato un accordo da 5 milioni di euro spalmati in 10 anni per la stazione Tre Torri, la casa automobilistica giapponese Nissan si è impegnata a corrispondere 670mila euro in tre anni per la pubblicità in esclusiva alla stazione Garibaldi, mentre Mediaset Premium si è assicurata il capolinea di «San Siro Stadio» con 180mila euro annui per due anni. Infine ecco la banca on line Widiba, che per farsi pubblicità alla stazione Cenisio sborserà 165mila euro in tre anni, 55mila euro l’anno.
Sulle tre linee storiche della metropolitana milanese non è ancora avvenuto nulla di tutto questo. E il motivo è semplice: qui detta legge un contratto per la pubblicità siglato tra Atm e «IGPDecaux» che esclude la possibilità di percorrere la via del naming. Ma la gara dell’anno prossimo rimetterà in discussione tutto, anche questo accordo. Ed è allora che si apre la possibilità di estendere il modello della sponsorizzazione anche alla rossa, alla verde e alla gialla. «È una possibilità che potremmo prendere in considerazione – fa sapere Marco Granelli, assessore comunale alla Mobilità –. Il bando sul trasporto pubblico locale del 2018 è un’occasione per ripensare il servizio in tutti i suoi aspetti». In realtà una pionieristica forma di «naming» arrivò sulla gialla. Correva l’anno 1991 quando la stazione «Lodi» della linea 3, quella che sbuca nell’omonimo piazzale, venne battezzata «Lodi TIBB», dove quel «TIBB» è l’acronimo di un’azienda, la storica «Tecnomasio Italiano Brown Boveri».
giambattista.anastasio@ilgiorno.net