Mense scolastiche, personale in assemblea: ai bambini un tramezzino. E' polemica

Il paradosso del pasto d’emergenza a mensa: «I nostri figli penalizzati»

Mensa scolastica (Archivio)

Mensa scolastica (Archivio)

Milano, 13 novembre 2018 - «Qui i discriminati siamo noi... Guardate che tramezzini!». Un messaggino, con allegata una foto, sta facendo il giro delle scuole milanesi: due triangolini di pane, con un pomodorino grande quanto il pollice di un bambino e una fetta di formaggio. Il famoso pasto freddo d’emergenza per questi due giorni di assemblee sindacali del personale continua a scaldare gli animi dei genitori. In principio a non “digerire” l’idea di Milano Ristorazione di introdurre per la prima volta un’alternativa per i giorni di assemblea erano state alcune famiglie con i figli che hanno i cosiddetti “menu speciali” per allergie o motivi etico-religiosi. A loro - circa 10mila - i tramezzini col budino non può essere somministrato: devono portarsi la schiscetta da casa. «O tutti o nessuno», ci aveva scritto un papà della scuola Console Marcello, facendosi portavoce delle proteste, montate anche sul web. A 60mila bimbi, per evitare i disagi, era stato annunciato per la prima volta il pacchettino (34mila tramezzini ieri, altri 34mila oggi). Ma sulla pagina Facebook della Rappresentanza Cittadina Commissioni Mensa Milano erano spuntati i primi malumori: «Pur riconoscendo un passo in avanti rispetto al passato - scrivevano i portavoce -, riteniamo che la soluzione proposta non possa essere considerata adeguata, in quanto discrimina fortemente i fruitori di dieta, data la scelta di non somministrare loro il pasto, bambini che, ricordiamo, già quotidianamente vivono le differenze rispetto ai compagni, spesso per necessità di salute; inoltre ci si chiede se il pasto previsto possa saziare, soprattutto i bambini più grandi. Si auspica che per il futuro la strada intrapresa possa portare ad una soluzione equa per tutte le parti in causa».

Tramezzino
Tramezzino

«Riusciranno a sfamarsi con solo due tramezzini?», al dubbio di molti alla vigilia dell’assemblea hanno risposto le immagini del pasto e degli scarti: «Ecco l’apprezzamento dei piccoli commensali», la didascalia sotto a un cestino. «Fino ad oggi, in casi simili, non era stato offerto nessun servizio sostitutivo e il pasto non era stato fornito a nessun bambino – ha ribadito in una nota Milano Ristorazione, la partecipata del Comune che gestisce il servizio -. Abbiamo cercato di ridurre il disagio. Riguardo alla mancata erogazione delle diete speciali, sanitarie ed etico religiose, nelle scuole d’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, a tutela della salute e nel rispetto delle scelte etico religiose degli utenti, non è possibile garantire tale servizio, in quanto non è possibile assicurare la presenza del personale incaricato alla produzione delle diete speciali per il tempo necessario e compatibile con la predisposizione delle stesse». Sono 25 i menu alternativi oltre alle diete personalizzate «che devono essere confezionate e debitamente etichettate a garanzia della sicurezza di ciascun utente». «Fermo restando che la Società è impegnata affinché il servizio possa essere riconosciuto quale servizio minimo essenziale, Milano Ristorazione si scusa per i disagi arrecati alle famiglie ricordando che non può interferire con i diritti dei lavoratori». «C’è da chiedersi chi sia stato più penalizzato, se i fruitori del servizio o gli esclusi per dieta personalizzata», chiude una mamma prima dell’arrivo di altri 34mila tramezzini.

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