
Meno cemento e più famiglie. Parco delle Cave, Veneroni lascia
Lotta ai palazzinari e porte aperte a famiglie e ragazzi, dopo sei anni alla guida del polmone Dario Veneroni (nella foto) lascia la presidenza del Parco Est delle Cave. Ieri, la chiusura ufficiale del mandato: "Abbiamo sottratto alla speculazione edilizia 853 preziosissimi ettari di verde fra città dove i confini erano quasi scomparsi. La nostra oasi, somma delle riserve di ciascuno, permette a tutto il territorio di respirare". Un programma perseguito con tutte le forze dai comuni soci, Vimodrone che cede il testimone, Cernusco, Carugate, Cologno, Brugherio. "Il Parco è stato una scelta politica delle nostre città contro il mattone – ancora Veneroni –. Siamo partiti con la tutela di 573 ettari e alla fine ne abbiamo messi sotto protezione quasi il doppio grazie al progressivo ampliamento del perimetro: tutti hanno impostato questa rotta per allargare l’area protetta attuata attraverso modifiche dei singoli documenti urbanistici". Il network verde è un insieme di tante oasi che "hanno creato un’importante continuità territoriale fra tutti, realizzando una sinergia che ha generato una proficua collaborazione sfociata nella futura annessione di Segrate". Nato nel 2009 il Parco nel tempo ha perfezionato anche un programma di marketing "con l’obiettivo di fare conoscere lo stesso polmone. E l’altro filone sul quale ci siamo impegnati a fondo – aggiunge il sindaco - avere un gioiello di biodiversità conosciuto da pochi sarebbe un peccato. Abbiamo fato di tutto per rimpolpare la platea. Da qui le iniziative messe a disposizione del pubblico a cominciare dalle scuole. Abbiamo installato 13 totem lungo i confini che riportano i punti di interesse sparsi nelle varie città. I parchi offrono spazi per svago e benessere e sono luoghi privilegiati per l’educazione ambientale degli studenti. Si è lavorato per creare la figura del coordinatore, un ruolo operativo svincolato dai soci ma che faccia da raccordo con il direttore del Parco. Il mio auspicio per il futuro – conclude Veneroni - è che la riserva diventi sempre più un luogo di ritrovo e aggregazione, che possa essere vissuto nel pieno delle potenzialità che ha mostrato di avere e che le amministrazioni continuino a investire in opere verdi in continuità con il lavoro svolto sin qui".