GIULIA BONEZZI
Cronaca

Meningite, impiegato ricoverato al San Paolo: nuovo caso dopo un mese di tregua

Le sue condizioni "Non sono critiche". Profilassi per 40 colleghi

La guardia medica mercoledì sera ha chiamato l’ambulanza e fatto portare l’uomo in ospedale

Milano, 7 aprile 2017 - Un impiegato di 41 anni è finito all’ospedale San Paolo martedì sera con la meningite. È ricoverato nel reparto di malattie infettive e le sue condizioni «non sono critiche», fa sapere l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera. È già partita la profilassi per i suoi «contatti stretti», cinque familiari e quaranta colleghi di lavoro. E a Milano, dopo un mese di tregua dai dieci giorni terribili di febbraio - quattro casi tra città e hinterland, e due morti, la professoressa Vittoria Patti del Curie-Sraffa, 54 anni, e la catechista Clara Arrigoni di Truccazzano, 49 - torna a farsi vivo il batterio che spaventa meno gli epidemiologi della gente comune. Perché la malattia meningococcica, per la quale mai i primi hanno parlato d’emergenza, è rara ma letale nel 10% dei casi.

Il quarantunenne, ha spiegato l’assessore Gallera, si era sentito male martedì. Febbre alta e brividi, ma soltanto il giorno successivo i sintomi si sono aggravati e l’impiegato ha chiamato la guardia medica. Aveva vomito e quel rash cutaneo che quando compare, agli occhi di un esperto, è la spia che fa sospettare l’infezione e impone di intervenire il più presto possibile. Il medico, appena l’ha visto, ha chiamato l’ambulanza e ha spedito l’uomo al San Paolo, dove l’hanno messo sotto antibiotico. L’analisi del liquor ha confermato i sospetti ieri mattina: era una sepsi da meningococco, di quale tipo lo diranno gli esami più approfonditi, con ogni probabilità oggi. Intanto l’Ats Metropolitana è risalita alle persone che erano state in contatto stretto con l’impiegato negli ultimi dieci giorni: i familiari e una parte dei colleghi che lavorano con lui in un’azienda di Milano hanno preso l’antibiotico già ieri, gli altri lo faranno oggi.

Con quest'ultima salgono a 13 le infezioni da meningococco registrate dall’inizio dell’anno in Lombardia. Erano 11 a febbraio, quando Gallera riunì in Regione sei esperti che, dopo aver confrontato i dati degli ultimi anni, chiarirono che «il trend» era ordinario» anche per il periodo (le infezioni da meningococco registrano picchi in inverno e in primavera) e che non c’era, e non c’era mai stato, nessun allarme meningite, a Milano come in Lombardia. Da allora ci sono stati altri due casi, uno a metà marzo ha riguardato una diciassettenne ricoverata all’ospedale di Saronno. I lombardi intanto hanno preso d’assalto i centralini per prenotare le vaccinazioni in co-pagamento (offerte al prezzo che paga la Regione a chi non ha già, per età o patologia, diritto ad averli gratis) dai tipi C, anche in versione coniugata ACWY, e B (l’ultimo è gratuito per i nati da quest’anno). Soprattutto a Milano, dove lo choc provocato dalla morte di due studentesse 24 enni della Statale nel giro di quattro mesi l’anno scorso aveva già innescato la psicosi.