Milano, ucciso a 18 anni dalla meningite: scatta la profilassi

Il giovane viveva a Senago, vaccinazioni a tappeto al Lagrange

Diego Curro'

Diego Curro'

Milano, 24 aprile 2018 - E' morto mercoledì scorso all’ospedale Niguarda, due mesi e dieci giorni dopo aver compiuto diciott’anni. Diego Currò viveva a Senago e studiava all’Iis Lagrange di via Litta Modignani a Milano. L’ultima vita, giovanissima, portata via dal batterio della meningite: un meningococco di tipo C ha causato la sepsi che ha ucciso in poche ore un ragazzo esuberante, molto amato. Sui social le sorelle, i parenti e gli amici, straziati, lo ricordano con immagini e pensieri. I funerali sono stati celebrati sabato nella chiesa di Sant’Alessandro a Capriate San Gervasio, in provincia di Bergamo, il paese di provenzienza della famiglia, che a Senago vive in via Comasina.

La notizia di una nuova morte per meningite è trapelata nelle scorse ore, ma l’ospedale Niguarda ha segnalato il caso all’Ats Metropolitana giovedì, all’indomani della morte del 18 enne, appena le analisi hanno confermato i sospetti dei medici. E sono scattate immediatamente le misure d’emergenza, cioè la profilassi per le persone che erano state in «contatto stretto» col ragazzo negli ultimi dieci giorni, la finestra temporale nella quale è possibile il contagio. L’unità operativa complessa Malattie infettive giovedì sera ha somministrato l’antibiotico a 25 tra familiari e amici. E il giorno dopo i tecnici dell’Ats Metropolitana si sono presentati all’istituto della Comasina per incontrare i professori, gli studenti e i loro genitori, spaventati come sempre in questi casi. Una riunione molto partecipata, durante la quale i medici hanno risposto alle domande dei ragazzi e delle famiglie, li hanno tranquillizzati e alla fine hanno dato l’antibiotico a 71 studenti e a 45 tra insegnanti e personale scolastico. L’attività di sorveglianza e supporto, fa sapere l’Ats, continuerà nei prossimi giorni, e anche per i circa 1.500 alunni del Lagrange scatteranno le vaccinazioni a tappeto, con sessioni ad hoc la cui organizzazione sarà comunicata a scuola nei prossimi giorni.  Si tratta di una procedura adottata, su indicazione dell’assessore al Welfare Giulio Gallera, già da un anno e mezzo nelle scuole in cui s’è registrata un’infezione da meningococco di un tipo coperto dai vaccini, non obbligatori ma comunque gratuiti e offerti nel piano vaccinale per quella fascia d’età; il quadrivalente ACWY, in questo caso. Non si tratta di una misura d’emergenza, ma di una prassi, mutuata dalla Gran Bretagna e chiamata catch-up: quando un caso si verifica in una piccola comunità le autorità sanitarie “rastrellano” chi fosse sfuggito alle vaccinazioni previste.

La Regione l’ha adottata alla fine del 2016 al dipartimento di Chimica della Statale, sconvolto dalla morte di due ragazze di 24 anni nel giro di quattro mesi: a luglio la dottoranda Alessandra Covezzi, a novembre la studentessa Flavia Roncalli; entrambe uccise da un meningococco C, ma tra i due batteri non fu trovata alcuna correlazione. Lo scorso novembre è stata vaccinata a tappeto l’elementare di Rozzano frequentata da una bimba di sei anni, uccisa da un meningococco C. L’antimeningococco ACWY era stato somministrato in massa in tre scuole di Milano nei primi tre mesi dell’anno: al liceo scientifico Leonardo Da Vinci, all’Istituto Pavoniano Artigianelli e al Curie-Sraffa dove un meningococco C aveva ucciso una professoressa. Tutti casi non collegati tra loro, ma quel febbraio, tra Milano e hinteland, se ne contarono quattro di meningite in dieci giorni, con due morti; e c’erano state undici infezioni in meno di due mesi in tutta la Lombardia. La Regione nominò al volo una task force di esperti, che spiegò come si trattasse di una concentrazione casuale, e non di un allarme. Il bilancio di fine anno ha dato loro ragione: i dati definitivi hanno registrato 30 infezioni da meningococco nei due anni 2016 e 2017 nell’Ats Metropolitana. Diciassette (di cui 7 letali) provocate dal tipo C, nove dal meningococco B (con tre morti), due dal meningococco Y, una dall’X (per cui non c’è vaccino) e una dal W.

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