Uccisa e fatta a pezzi, Melzo non si dà pace: "Una tragedia incredibile"

Non parla Rosa, accusata di aver assassinato la madre 84enne Lucia Cipriano. Le condizioni del corpo rendono arduo il compito dei medici legali

Un vicino di casa di Lucia Cipriano

Un vicino di casa di Lucia Cipriano

Melzo (Milano) - L’atmosfera è quella di un normale sabato preelettorale, con il mercato, le bandiere e i volantini, e in via Boves, davanti alla palazzina della tragedia, è tornata la calma. Ma l’agghiacciante morte di Lucia Cipriano, trovata a pezzi nella vasca da bagno di casa sua, e il fermo della figlia maggiore Rosa Fabbiano, 58 anni, in carcere da giovedì sera con l’accusa di omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere, tengono banco a Melzo nelle conversazioni a bassa voce e nello scuotere il capo degli anziani, "quello che è accaduto è incredibile".

Il quadro è delineato, qualche risposta ai quesiti ancora aperti potrebbe dare l’autopsia, che sarà disposta sui resti dell’anziana e affidata a periti esperti di anatomia patologica, tessuti e Dna. Perché di Lucia Cipriano, morta a fine marzo e abbandonata in una vasca da bagno trasformata in bara, rimane ben poco. La figlia Rosa resta chiusa nel mutismo: non ha risposto ad alcuna domanda degli inquirenti, ha taciuto davanti ai quesiti del pm. Aveva parlato l’ultima volta giovedì, guardando in faccia la sorella Loredana, arrivata a Melzo per vedere finalmente la madre, per parlare con l’assistente sociale, per offrire un supporto alla sorella maggiore: "Ho fatto un disastro, non ce la facevo più". Bocca chiusa davanti ai carabinieri che avevano già trovato il corpo della madre nella vasca: forse un cenno del capo, un brandello di ammissione di responsabilità. Rosa Fabbiano sarà nuovamente interrogata a ore. Nessun provvedimento a carico di altri è nell’aria. Estranei ai fatti i familiari della donna, schiacciati da un inimmaginabile epilogo.

Rosa aveva detto di aver ricoverato la madre in una struttura vicino a casa sua, a Mombretto di Mediglia. Una versione plausibile considerato il drammatico precipitare delle condizioni di salute dell’anziana, che gridava e in pieno inverno usciva per strada in pantofole e pigiama, come raccontato da un vicino.

 

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