ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

“Io, chirurgo plastico a Dubai: qui si può guadagnare fino a 60mila euro al mese”

Pietro Crabai, una carriera fra Niguarda, Ospedale Militare, Stomatologico e Ambrosiana: “Ritmi più soft, non tornerei mai nindietro”

Piero Crabai, specialista in chirurgia plastica, ha lasciato Milano dieci anni fa per trasferirsi nella metropoli del deserto

Piero Crabai, specialista in chirurgia plastica, ha lasciato Milano dieci anni fa per trasferirsi nella metropoli del deserto

Milano, 9 settembre 2023 –  A Dubai un chirurgo plastico di chiara fama può guadagnare fino a 40mila euro al mese. Ma non è il movente economico l’unica ragione per cui Piero Crabai, specialista in chirurgia plastica, ha lasciato Milano dieci anni fa per trasferirsi nella metropoli del deserto.

“Qui negli Emirati Arabi Uniti c’è più equilibrio fra vita e lavoro, ritmi più umani, meno stress e ansia. Oggi dopo gli interventi in sala operatoria ho chiesto di rimandare al giorno dopo alcuni appuntamenti senza che nessuno ne abbia fatto una tragedia”, racconta il medico 58enne di fama internazionale che abbiamo raggiunto al telefono nel tardi pomeriggio di ieri, mentre giocava in casa con la figlia di 3 anni.

Nato a Roma, il dottor Crabai ha trascorso gran parte della sua vita a Milano, dove si è trasferito nel 1987 per specializzarsi al Niguarda e poi lavorare all’ospedale Militare, Istituto Stomatologico, Casa di Cura Ambrosiana. Nonostante la brillante carriera sotto la Madonnina, nel 2013 ha fatto le valigie con la moglie e oggi gestisce a Dubai, con un socio medico libanese, la “Champs Elysees Aesthetical Medical Clinic“.

"Negli ultimi mesi almeno 5 amici di Milano, fra chirurghi plastici, oculisti e ginecologi, mi hanno contattato per aver consigli su come trasferirsi negli Emirati. Per tre di loro le pratiche sono a buon punto e presto mi raggiungeranno".

Per quale motivo Dubai piace così tanto ai camici bianchi?

"I guadagni e le retribuzioni sono alti, una grande esperienza qui è ben spendibile. Un chirurgo plastico oscilla fra 25mila e 40mila euro al mese, un neurochirurgo può arrivare a 60mila euro. La questione è anche di opportunità. Lavorando a Dubai mi si sono aperte altre porte, dal Qatar all’Estremo Oriente. Il rapporto medico/paziente poi non è deteriorato come in Italia, dove ogni giorno ci sono aggressioni e denunce infondate contro il personale medico”.

Gli Emirati Arabi Uniti come Bengodi?

“Non esageriamo. È vero che le retribuzioni sono elevate, ma pure il costo della vita è alto. Per l’affitto di un trilocale si spendono 35mila/40mila euro l’anno, per acquistarlo un milione e 200mila euro. Gli investimenti dei russi e degli ucraini - qui convivono allegramente - nell’immobiliare hanno fatto lievitare i prezzi nell’ultimo anno: nel mio palazzo le quotazioni sono triplicate. Anche i servizi, come le scuole, sono carissimi: un asilo costa più della retta della Bocconi, 12mila euro all’anno, per le primarie e secondarie ne servono 20mila. In più c’è da aggiungere che i diritti degli “expat“ non sono gli stessi di cui godono i locali, la cittadinanza è un miraggio, si può solo ottenere un visto che dura 10 anni. E poi c’è la difficoltà ad adattarsi alla cultura del posto”.

Sua moglie deve indossare il velo quando esce di casa?

“Assolutamente no. Qui le donne guidano, prendono il taxi, si divertono, vanno a ballare in discoteca. Mia moglie, milanese doc, è la prima a dire che qui si trova benissimo e non tornerà più indietro. Ogni tanto vengo per fare ancora qualche intervento a Milano ma per noi l’Italia oggi è soprattutto una meta di vacanza”.