
Matrimonio finto
Milano, 21 giugno 2018 - Il pacchetto completo poteva comprendere viaggio, lavoro, casa e nozze combinate. A proporlo era una banda di italiani che offriva ai migranti i propri «servizi» - tra cui anche «matrimoni simulati», contratti di assunzione fittizi e appartamenti Aler virtuali - favorendo ingresso o permanenza in Italia degli irregolari con prezzi variabili dai 1.500 ai diecimila euro. Le indagini, condotte dai pm della Dda Sara Ombra e Francesco De Tommasi, portarono i finanzieri del Comando provinciale ad eseguire alcuni arresti più di un anno fa.
Ieri, dopo che i primi imputati avevano patteggiato o incassato con rito abbreviato pene intorno ai tre anni, altri sei sono stati condannati a scontare da sei mesi a quattro anni di carcere. Così ha deciso la prima sezione della Corte d’assise assolvendo invece «per non avere commesso il fatto» altri quattro imputati e disponendo un risarcimento da stabilire in sede civile per l’Aler che si era costituita in giudizio. Al termine della sua requisitoria, all’udienza precedente, il pm De Tommasi aveva chiesto condanne fino a 6 anni e mezzo di carcere. Le accuse a vario titolo sono associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e alla permanenza di irregolari in Italia, all’occupazione abusiva di case popolari e altri reati minori come sostituzione di persona.
La banda, aveva spiegato il pubblico ministero, era ben organizzata. Ciascun membro aveva un ruolo nell’ambito dell’associazione che avrebbe prodotto documenti falsi, «aveva disponibilità di contatti» tra i pubblici ufficiali (per il rilascio di permessi di soggiorno, ndr.) e «di molti strumenti informatici». Uno di loro sarebbe stato persino in contatto con un affiliato della ’ndrangheta. L’inchiesta era partita dalla denuncia di una giovane marocchina che mise a verbale di essere entrata in Italia da minorenne, però pagando per ottenere documenti falsi che dimostravano la sua maggiore età.
Dagkli accertamenti di Procura e Finanza, il tariffario della banda prevedeva «il pagamento di 1.500 euro» per un’assunzione fasulla, 4mila euro per le nozze combinate (con un compenso di 400 euro per gli italiani che si prestavano) e fino a 10 mila euro «per far arrivare in Italia» dall’estero. Alcuni di loro, poi, si spacciavano per funzionari Aler truffando i migranti convinti di riuscire ad ottenere alloggi versando dai 2 ai 4mila euro.