Aveva 32 anni il 14 giugno del 1975 Luisa Fantasia, arrivata a Milano dalla provincia di Foggia col marito, il brigadiere Antonio Mascione, in forza ai carabinieri di via Moscova. Mascione indaga sotto copertura sul traffico di eroina, ormai in mano alla ’ndrangheta che ha scalzato Cosa Nostra. Aggancia due picciotti: Biagio Jaquinta, 22 anni e Abramo Leone, appena 17, bassa manovalanza di una ’ndrina che a Milano fa capo a Maria Serraino, soprannominata “nonna eroina”. Viene a sapere di una grossa partita di droga che dal porto di Gioia Tauro dovrebbe arrivare in Lombardia, si finge interessato e riesce a procurarsi un incontro con un tale “Ciccio“ nei pressi di Saronno, mostrandogli una valigetta con 60 milioni di lire. Ma la sua copertura poco dopo salta, e Leone e Jaquinta quel sabato di giugno, assicurandosi di tenerlo lontano con una scusa, si presentano a casa sua, in via Nikolajevka. Fingendosi amici del marito si fanno aprire da Luisa, che è sola con la figlia Cinzia, di 18 mesi. Cercano la valigetta, non la trovano, così violentano Luisa e le tagliano la gola, sotto gli occhi della bambina. Saranno rapidamente catturati dai carabinieri (incluso Antonio) e condannati all’ergastolo (incluso Leone, per la prima volta la massima pena veniva inflitta a un minorenne). Jaquinta è stato ucciso in carcere durante una rissa nel 1980.
CronacaMassacrata davanti alla figliola