
Marleen Scholten regista e attrice dei Wunderbaum (Newpress)
Milano, 22 giugno 2017 - Ha 39 anni e da meno di uno risiede a Milano, Marleen Scholten, olandese, regista e attrice dello spettacolo «Allora lo facciamo noi!» della Compagnia Wunderbaum, che ha debuttato a Milano martedì sul palcoscenico all’aperto di Mare culturale urbano.
Quando è nato lo spettacolo? «Due anni fa. È stato già messo in scena in Olanda, Belgio, Brasile e Francia. Ma ogni volta si trasforma: la particolarità è che viene modellato sul territorio che lo ospita. Agli attori della compagnia si affiancano professionisti locali, ma soprattutto cittadini attivi che si danno da fare spontaneamente, per sopperire alle mancanze di chi li governa».
Nella periferia ovest ha avuto difficoltà a coinvolgere abitanti e associazioni? «No, assolutamente: tantissime persone hanno voluto collaborare. Io sono rimasta molto colpita da tutte le realtà esistenti in questo territorio. Tante persone ci mettono l’anima, si danno da fare per gli altri perché lo sentono e non si aspettano nulla in cambio».
Differenze rispetto all’Olanda? «Tante. Qui si sente molto di più la necessità di sopperire a delle mancanze, e da molto più tempo. In Olanda, almeno fino a due anni fa, non c’era carenza di servizi e strutture per le fasce più deboli. Poi è cambiato qualcosa, e si sono creati dei disagi. Faccio un esempio: nello spettacolo che mettiamo in scena a Milano c’è Andrea, un ragazzo delizioso, diversamente abile, che fa emergere un problema di mobilità. “Vogliono che io prenda il metrò per tornare a casa”, dice, perché è stato tagliato il servizio di trasporto per i disabili. Questo, purtroppo, è successo anche in Olanda, ma fino a qualche anno fa era inconcepibile. E si è anche alzato il livello per poter accedere a determinati servizi: bisogna avere una “disabilità gravissima” per poter usufruire di certi aiuti, che però sono necessari anche a chi, pur avendo un grado di disabilità inferiore, non è in grado di lavorare o di svolgere determinate attività».
Al quartiere Isola, i cittadini hanno dipinto di nascosto una striscia di pista ciclabile in un punto pericoloso per i ciclisti. Che ne pensa? «Meraviglioso! È ciò che vogliamo far emergere nello spettacolo: dalle difficoltà nascono legami sociali, idee, c’è voglia di fare».
Questo è il secondo spettacolo che mettete in scena a Mare. Il primo qual è stato? «Si intitola “Chi è il vero italiano?” e ha coinvolto anche in quel caso gli abitanti».
Come vive a Milano? E cosa l’ha portata qui? «Vivo benissimo, Milano è una città al passo con l’Europa e gli abitanti sono fantastici. Mare culturale urbano è diventata la residenza artistica italiana della Compagnia, che esiste da 17 anni e ha la sede principale a Rotterdam. Cosa mi ha portato a Milano? L’amore. La mia famiglia ormai è qui. E anche la mia bambina, di 9 anni, recita nello spettacolo».