ENRICO CAMANZI
Cronaca

Marky Ramone, chi è il batterista dei Ramones che non ha voluto suonare a Segrate

Una carriera cinquantennale segnata dalla sua esperienza nella band newyorkese: con loro ha codificato la formula vincente del punk rock melodico e abrasivo

Marky Ramone; a destra, i Ramones con Marky (primo da destra)

Milano, 20 novembre 2023 – Una lunghissima carriera nel mondo della musica. I primi passi nella scena new wave newyorkese, l’ingresso nei Ramones al posto dell’altro “fratellino” Tommy e, allo scioglimento della band, l’avvio di un’esperienza solista che l’ha portato a percuotere le pelli in decine di gruppi più o meno improvvisati, sempre però nel nome del quartetto che ha inventato una formula copiata in ogni angolo del pianeta.

In questi giorni il suo nome è agli onori della cronaca per il rifiuto a suonare in un centro sociale milanese per “colpa” di una bandiera palestinese appesa dietro il palcoscenico e per l’acquisto di una casa in Toscana ma Marky Ramone è “persona ben nota” agli appassionati di musica, in particolare i cultori del punk rock più melodico, il genere codificato proprio dalla band di provenienza del batterista.

Gli esordi

Marky Ramone, al secolo Marc Bell, nasce nel 1955 a New York. La sua carriera inizia in verdissima età: già all’epoca dell’high school – in America, il liceo – suona la batteria nei Dust, un gruppo hard rock con i quali pubblica due dischi. Quando la band si scioglie, Marc inizia a frequentare locali e ambienti della nascente scena new wave newyorkese. 

Conosce Wayne County (successivamente Jayne), istrionico performer “en travesti” e con lui/lei fonda Wayne County and the Backstreet Boys. Successivamente, nel 1976, il suo destino si incrocia con quello del bassista Richard Hell, reduce dall’esperienza con i seminali Television di Tom Verlaine. Hell progetta una band dal suono più ruvido ed essenziale e individua in Bell il batterista giusto per i suoi Voidoids. 

Con loro Marc pubblica il fondamentale disco Blank generation e s’imbarca in uno spericolato tour del Regno Unito, insieme ai Clash, pilastri della rivoluzione punk in Inghilterra.

L’ingresso nei Ramones

Al ritorno dal tour Marc incontra Dee Dee, il bassista dei Ramones, al bar del CBGB’s, il locale prediletto della cricca punk newyorkese. La richiesta è al fulmicotone: “Vuoi suonare con noi?”. C’è da sostituire Tommy, stanco della routine on the road e intenzionato a dedicarsi alla produzione. 

Marc non ci pensa due volte. Accetta e diventa Marky Ramone, in ossequio alla regola che vuole i componenti della portare lo stesso cognome, patronimico di una fantomatica famiglia portoricana.

Con i Ramones debutta in Road to ruin, disco del 1978 successivo alla trilogia fondativa del punk rock che figlierà migliaia di band impegnate a cercare di imitare il sound dei quattro ceffi newyorkesi. Road to ruin ammorbidisce un filo l’approccio ma non si discosta dalla formula magica dei Ramones: tre accordi, melodie attaccatutto e interpretazione minimal. 

In questo lo stile di Marky dietro le pelli, essenziale e potente, s’incastra alla perfezione nella macchina da guerra avviata nel 1974 con le prime esibizioni fra CBGB’s e Max’s. Marky resta in formazione fino allo scioglimento dei Ramones, con il disco del 1995 ¡Adios Amigos!. Con un pit-stop di qualche anno, fra il 1983 e il 1987, quando viene allontanato a causa dei suoi problemi con l’alcol, venendo sostituito per tre lp da Richie Ramone.

Sono 15 anni, una quindicina di dischi e oltre 1.700 concerti. Il tutto senza mai mutare l’espressione facciale, nelle foto promozionali così come sul palco.

La carriera solista

La fine dei Ramones non coincide con la fine dell’avventura musicale di Marky. Nel 2000 collabora all’album solista del cantante Joey Ramone, registrato quando l’allampanato front man sta già combattendo con il tumore, che se lo porterà via l’anno dopo. 

Successivamente Marky si lancia a rotta di collo in una seconda parte di carriera improntata sulla conservazione dell’eredità Ramones. Fra band improvvisate con sbarbati punk rocker dediti al culto dei quattro di New York, supergruppi con altri grandi vecchi della new wave, camei in combo già consolidati, persino qualche comparsata al fianco del vecchio sodale Dee Dee fino alla sua morte nel 2002, l’unico “centro di gravità permanente” è lui. Dietro la batteria, con il suo stile sempre uguale, il rituale “one-two-three-four” a introdurre i pezzi e la stessa acconciatura di quando, ormai 46 anni fa, fece il suo ingresso nei Ramones.