Annamaria Lazzari
MILANO
Il destino si è accanito su di lei nel periodo in cui è rimasta incinta della prima figlia, circa 3 anni fa. Prima la perdita del lavoro come badante. Poi la scoperta del tradimento del suo uomo con cui abitava. Infine il colpo di grazia, dopo la notizia che all’adorato padre, rimasto in Ucraina, rimaneva pochissimo tempo da vivere a causa di un tumore. "Era maggio nel 2020, io ero già all’ottavo mese. In quel periodo ero anche senza lavoro, per la morte dell’anziano che accudivo, e senza casa, dopo la fine della relazione con il padre della bambina: vivevo in condivisione con una proprietaria alcolizzata che con me urlava sempre. Non potevo tornare in Ucraina perché i medici mi avevano sconsigliato il lungo viaggio in pullman, essendo una gravidanza difficile. In aereo non si poteva viaggiare. Così mio padre è morto senza che io gli potessi stringere la mano. Ero sola, disperata. Temevo che se mi fossi rivolta ai servizi sociali del Comune mi avrebbero portato via la bambina una volta nata. Per fortuna una mia amica mi ha parlato del Cav Mangiagalli. Senza il loro aiuto non so proprio che cosa avrei fatto" racconta Maria – nome di fantasia – che oggi ha 39 anni e vive in uno degli alloggi messi a disposizione dal Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli con la figlia, che ha quasi 3 anni, e un maschietto di un anno e tre mesi. Il Cav all’interno della Clinica Mangiagalli di Milano, fondato da Paola Chiara Marozzi Bonzi, da più di 38 anni dà sostegno alla maternità difficile. Non solo fornendo tutine e pannolini. Ma anche con un progetto di aiuto basato su ascolto, formazione, reinserimento del lavoro e, se necessario, un sussidio economico e un’accoglienza abitativa temporanea (ai quattro appartamenti dell’associazione presto si aggiungeranno altri sei alloggi in Sant’Ambrogio).
Quando è arrivata in Italia?
"Nel 2009. Sono laureata e in Ucraina facevo l’agronoma. Quello che guadagnavo non bastava però per comprare casa. Quindi mi sono trasferita a Milano per lavorare come badante e mettere via i soldi. Purtroppo però le cose non sono andate come avevo immaginato…".
Racconti.
"Nel 2020, in pieno Covid, l’anziano che curavo si è ammalato ed è morto. Ho scoperto che l’uomo con cui stavo già da 4 anni aveva un’amante in Ucraina. Quando l’ha portata qui in Italia l’ho lasciato, ma ero già incinta di 3 mesi. Il figlio non è stato un errore ma una scelta voluta da entrambi: era più grande di sei anni, pensavo che facesse sul serio. L’errore più grave però è stato tornarci assieme. Il fatto è che pensavo che se avessi perdonato il tradimento, mia figlia avrebbe avuto l’affetto di un padre, come l’ho avuto io".
Invece?
"Si è ripetuto lo stesso tragico copione. Sono rimasta incinta e al terzo mese si è trovato un’amante".
E cosa ha fatto?
"Ho ribussato al Cav Mangiagalli. Pensavo che mi avrebbero giudicato malissimo. Invece mi hanno supportato senza condanna. Adesso lavoro come badante e sto aspettando la risposta per la casa popolare".
Cosa pensa della vicenda della piccola trovata senza vita sul cassonetto della Caritas?
"Penso che la madre sia una donna che ha avuto la sfortuna di non aver nessuno ad aiutarla nel periodo più difficile della sua vita: se sei incinta, sola e abbandonata, ti sembra di non aver via di scampo".