Milano, 12 novembre 2017 - Uno fra tanti. Il caso di Marco Della Noce, il comico di Zelig che dopo il naufragio del matrimonio è finito a dormire in auto e ora si riscatta tornando sul palcoscenico, è solo una delle tantissime storie, quasi tutte senza nome e senza volto, che riguardano la categoria dei nuovi poveri lombardi, i padri separati. Secondo l’Istat, ogni anno nella nostra regione vanno in pezzi 30mila famiglie, 15mila separazioni e 15mila divorzi. Un record nazionale che porta al dimezzamento dei redditi. Solo una delle tante associazioni nate per assistere gli uomini che si dicono strangolati dagli alimenti, Papà separati Lombardia, fornisce la spesa quotidiana a 350 persone. Sempre la stessa associazione dà asilo in 12 case a 15 persone a rotazione, anche per ospitare i figli, visto che chi perde l’abitazione fatica anche a farsi riconoscere il diritto di incontrare la prole. Per integrare gli sforzi dei volontari e tamponare l’emergenza, da tre anni il Pirellone spende soldi per contribuire alle situazioni di crisi con 2.400 euro a figlio per un periodo di sei mesi. E ci sono agevolazioni per partecipare ai bandi per l’assegnazione di alloggi pubblici. Per il 2017 il fondo può contare su 12,3 milioni di euro. In Italia sono 800mila i genitori separati in difficoltà, che vivono sotto la soglia di povertà, mentre più di un milione e mezzo vive in condizioni di indigenza continua. Di questi circa il venti per cento è residente in Lombardia: sono in tutto poco più di 160mila.
«È stato come tornare a casa dopo un lungo viaggio. Sul palco mi sono sentito davvero bene. Si è subito creata un’atmosfera magica di complicità con il pubblico che mi ha dimostrato affetto prima ancora che pronunciassi una battuta». Marco Della Noce, venerdì sera protagonista assoluto dello spettacolo «uanmensciò» allo Zelig, racconta così il suo ritorno al cabaret di viale Monza da cui mancava da due stagioni. Lo show speciale in cui ha racchiuso 25 anni di carriera, è stato un sold out e un successo in platea, subito surriscaldata quando è apparso come Oriano, capo-meccanico dei «bocs Ferari». Ma soprattutto ha segnato il passaggio per un nuovo tempo nella vita di questo comico, oggi 59enne, assurto agli allori di personaggio televisivo e poi finito quasi un mese fa a vivere in auto, dopo la separazione, lo sfratto dalla sua casa di Lissone, la depressione. «Il vero dramma è che vivessi quella situazione in completa solitudine. Ero convinto che la sofferenza sarebbe stata una condizione eterna. Ma il mio problema più grande, forse, era che non mi volessi troppo bene», confida l’artista.
Adesso cosa pensa del dolore? L’ha reso più forte? «Sono convinto che quella condizione sia stata un’occasione per rinascere, per diventare un uomo nuovo. Ho ripreso fiducia. La chiave è stata poter condividere i miei problemi. Da lì ho pian piano smesso di sentirmi sbagliato, a causa della situazione particolare in cui ero finito».
Chi ha favorito questo cambiamento di percezione? «Tanti. A partire dai medici dell’ospedale Niguarda a cui mi sono confidato e mi hanno aiutato a togliere questo peso <WC>da<WC1>ll’anima. Tutti coloro che si sono presi cura di me, dandomi aiuto concreto in modo disinteressato. I colleghi di Zelig che mi hanno espresso solidarietà. Siamo sempre stati un gruppo affiatato e ora, dopo quello che mi è successo, lo penso ancora di più: la comunione fra di noi è reale. Un grazie speciale al "Giorno", per la sensibilità con cui è stata narrata la mia storia».
Fra i tanti messaggi di sostegno ce n’è uno particolare? «L’invito dei meccanici della Ferrari ad andarli a trovare a di Maranello. Mi considerano uno di loro. In F1 si parla solo di piloti, mai di loro. Il mio personaggio li ha fatti conoscere al pubblico».
A cosa si sta dedicando? «Sto sistemando l’appartamento a Vedano al Lambro che degli amici mi hanno offerto in uso gratuito. Lì potrò costruire un nuovo nido e ricreare< me stesso, la mia creatività, per essere pronto a portare in giro uno spettacolo».
Ci saranno altre esibizioni? «Tutto ancora da definire. Ma potrebbero esserci, presto, due spettacoli, al Manzoni di Monza o al Nuovo di Milano, con altri miei colleghi di Zelig. Sarà una grande festa».
La tempesta è alle spalle? «Non esageriamo: devo risolvere ancora tante cose. Ma adesso ho acquistatouna sicurezza in più: quella di non essere più quello solo e "sbagliato"».