
La commemorazione al Campo X
Milano, 30 aprile 2017 - Le foto compaiono su Facebook verso le 18 di ieri. Ritraggono centinaia di militanti di Lealtà e Azione e CasaPound che marciano in parata lungo i vialetti del Cimitero Maggiore per poi posizionarsi davanti alle tombe del Campo X per rendere omaggio, a modo loro, ai quasi mille caduti della Repubblica sociale italiana lì sepolti: il braccio destro teso alla fine della preghiera del Legionario in risposta alla chiamata del «Presente». Saluti romani con il sapore della sfida a chi quattro giorni prima li aveva di fatto impediti, impartendo ai militanti di ultradestra stringenti direttive anti-manifestazioni: niente ingresso in massa al Musocco né vessilli inneggianti al Ventennio nel giorno in cui si festeggiava il 72° anniversario della Liberazione dal regime nazifascista.
«Ci voleva un cambio di rotta, perché quello che era accaduto negli ultimi anni non era tollerabile», disse quel giorno il prefetto Luciana Lamorgese, rivendicando il giro di vite deciso dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza da lei presieduto. «Non abbiamo consentito che all’interno del cimitero si svolgessero delle manifestazioni – aggiunse il questore Marcello Cardona –. Chi doveva capire ha capito: questa è stata una giornata importante di Milano». Niente da fare: quel corteo è andato in scena 96 ore dopo, nel giorno in cui si è commemorato Sergio Ramelli, il diciottenne del Fronte della gioventù massacrato a colpi di chiave inglese sotto casa in via Paladini da esponenti di Avanguardia operaia e spirato dopo 47 giorni di agonia il 29 aprile 1975. Stesso copione del recentissimo passato: sfilata in stile militare con felpe nere e cerimonia col rituale completo. Inutile sottolineare che l’iniziativa è stata messa in atto senza preavviso né autorizzazione da parte della Questura.
A cose fatte, il comunicato sulla pagina Facebook di CasaPound a corredo delle tre istantanee-beffa: «A seguito delle inutili e ignobili polemiche sollevate da Anpi e sindaco nei giorni precedenti al 25 aprile sulla commemorazione per i caduti della Rsi – si legge nella nota congiunta con Lealtà e Azione – abbiamo deciso di ricordarli in un’altra data simbolo per le nostre comunità». Cioè il 29 aprile, «anniversario della morte di Carlo Borsani, sepolto al Campo X, dell’ignobile massacro di piazzale Loreto e degli efferati assassinii avvenuti negli anni ‘70 per mano dell’antifascismo militante. La decisione è frutto del rispetto per i nostri caduti, che meritano di essere ricordati nel modo migliore e non secondo prescrizioni dettate da istituzioni ostaggio dei soliti fomentatori d’odio». Non si fa attendere la dura presa di posizione del sindaco Giuseppe Sala, che nelle stesse ore in cui si teneva la parata aveva auspicato dialogo e pacificazione: «Noi condanniamo fermamente questi gesti e queste provocazioni e continueremo a far tutto quanto è in nostro potere per evitarli. Mi auguro che le autorità competenti agiscano perché la nostra Costituzione e le nostre leggi siano rispettate. E, soprattutto, mi auguro che la Milano democratica e antifascista, che ha fatto grande questa città, non smetta mai di far la sua parte, nel solco dei valori della Costituzione. Io la mia la farò sempre».
In serata, infine, il tradizionale raduno (per la prima volta in diretta streaming sui social network) per ricordare Carlo Borsani, Enrico Pedenovi e Sergio Ramelli in una Città Studi blindata da polizia e carabinieri in forze. Prima la messa nella chiesa dei Santi Nereo e Achilleo, poi il presidio con le fiaccole (bocciata la richiesta di corteo) in fondo a viale Argonne. E alle 21.30 la solita cerimonia: tre volte «Presente», chiamato dal palco per ognuno dei tre morti commemorati, e risposta in coro di duemila persone col braccio teso.