di Anna Giorgi
La novità emersa con la chiusura dell’inchiesta sul fermo della trans brasiliana Bruna, avvenuto la mattina del 24 maggio scorso davanti all’ingresso dell’Università Bocconi e filmato da alcuni studenti, riguarda le posizioni di altri quattro colleghi (oltre ai primi tre che intervennero in via Giacosa) in servizio all’Ufficio centrale fermi e arresti di via Pietro Custodi dove era stata portata la trans di 41 anni. Sale quindi a sette in totale il numero degli agenti della Polizia locale indagati e per i quali si profila la richiesta di processo. A tre di loro viene contestato di averla "lasciata ammanettata con le braccia dietro la schiena per circa un’ora" la transessuale nonostante all’arrivo "fosse collaborativa e versasse palesemente in condizioni fisiche critiche". Una condotta che configura - secondo la Procura - l’ipotesi di reato di abuso di autorità contro arrestati. A cui si aggiunge quella di falso in atto pubblico perché in concorso con un quarto agente avrebbero scritto delle annotazioni riportando delle circostanze, “tutte smentite dalla successiva attività investigativa e dunque non vere". I quattro nuovì indagati, malgrado la 42enne fosse stata messa in camera di sicurezza, scrissero in una relazione che era stata portata negli uffici di via Custodi per "espletare le formalità di rito". Avrebbero messo anche nero su bianco che era "in stato di agitazione e rifiutava ogni tipo di dialogo".
E anche se presentava "un palese sanguinamento al volto" scrissero che non aveva "altre lesioni visibili", oltre a ferite ad un labbro. Tra i nuovi indagati figura Sergio Melone, responsabile dell’Ucaf di via Custodi. Nel capitolo che riguarda il pestaggio nelle fasi precedenti, contestato ai primi tre agenti indagati, i pm parlano di "violenti colpi alla testa alla donna che era stata sbattuta a terra e alzava le mani in segno di resa". Nella relazione hanno poi sostenuto che erano intervenuti in via Giacosa perché la 42enne stava mostrando "nudità alla presenza di donne e bambini". Non è vero, per i pm. Lei ora rischia un processo per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, rifiuto di fornire le generalita’ e ricettazione. La ricettazione riguarda una tessera per i trasporti pubblici che era risultata rubata e che le era stata trovata addosso.