Milano, 40enne malato di ludopatia: "Alle slot ho sacrificato la vita e la famiglia"

"Mi è capitato di spendere lo stipendio in un solo giorno"

Cresce il numero dei giocatori

Cresce il numero dei giocatori

MIlano, 6 ottobre 2019 - Poco più che quarantenne, della provincia di Milano. Una compagna, un figlio. Daniele si sta riappropriando della vita che la ludopatia gli aveva sottratto anno dopo anno, giorno dopo giorno. «Ho incominciato con il gioco che avevo venticinque, ventisei anni e per due o tre anni ho fatto anche uso di cocaina. Ho incominciato con le macchinette nei bar, poi sono passato alle slot, alle scommesse, al poker on-line. Mi è capitato di spendere lo stipendio in un solo giorno con le video lottery che promettevano un jackpot anche di 500mila euro, vincita che naturalmente non si verificava mai. Al massimo, sono arrivato a vincere 3mila euro dopo averne spesi 2mila. Prelevavo con il bancomat, tornavo, giocavo. Un ciclo continuo». «Avevo in tasca 10 euro, magari rinunciavo a comprare il pane e li giocavo tutti – prosegue –. ‘Ci penserò dopo, i soldi li recupererò’, mi dicevo ogni volta dopo avere perduto tutto. Più perdevo e più giocavo, sempre sperando di rifarmi, di vincere o almeno di portarmi in pari. Se riuscivo a vincere qualcosa, per un momento pensavo di giocare magari 20 euro e di tenermi il resto della vincita, invece non resistevo e spendevo tutto. Era qualcosa di cui non potevo fare a meno, uno sfogo, un’adrenalina. Sono andato avanti così per una quindicina d’anni, in tutto penso di avere speso più di 200mila euro. In famiglia mi hanno consigliato di rivolgermi a uno psicologo. Ci sono andato e giocavo lo stesso, soltanto in una misura un po’ più contenuta. Sono entrato in un gruppo terapeutico. Ho resistito un mese senza giocare. Sentivo sempre dentro di me la voglia: non era cambiato niente. È vero che giocavo con meno frequenza, però mettevo più soldi. Ingannavo la mia famiglia dicendo che avevo smesso.

Ho tentato ancora di uscirne. Sono venuto dove sono adesso, alla Casa del Giovane di Pavia, facevo il gruppo il venerdì. Le cose non sono cambiate. Ho consegnato alla mia compagna il bancomat e la carta di credito, come per allontanare la tentazione. Il risultato è stato che li prendevo dalla sua borsetta e andavo a giocare. Noi giocatori siamo dei grandi bugiardi, bugiardi per eccellenza. Per raggranellare un po’ di denaro, mi inventavo ogni possibile pretesto, le gomme dell’auto da cambiare o cose del genere. Ne inventavo di ogni. Alla fine la mia compagna mi ha lasciato. Sono andato a vivere in affitto. Lavoravo in un’azienda grafica. La prima volta ho sottratto 100 euro dalla cassa e sono stato perdonato. La seconda ne ho presi 200. ‘O ti licenzi tu o chiamo i carabinieri’, mi ha detto il titolare. Così ho perso il posto. Per fortuna ne ho trovato un altro nello stesso settore.

Ho affidato bancomat e carta di credito a mio fratello assicurandolo che ce l’avrei fatta con le mie forze. Invece ho speso tutto quello che avevo. Non pagavo più l’affitto, le bollette, le multe. Non sapevo più dove sbattere la testa. E giocavo, giocavo, giocavo. Senza fermarmi. In quei mesi ho speso 20mila euro. Vivevo da disperato. Ero disperato. Ho venduto l’auto. Mi sono messo in malattia per una settimana. Ho staccato il telefono e non dormivo in casa per sparire e non farmi trovare. Non avevo più nemmeno i soldi per mangiare. Mi giravano in testa strane idee. Volevo fuggire in Sud America. Volevo buttarmi sotto il treno. Non avrei mai fatto niente di tutto questo, lo sapevo, però ci pensavo». Ma il disperato racconto non si arresta: «Sono tornato a casa, forse perché desideravo che mi trovassero. Così è stato. I miei avevano denunciato la scomparsa. Mia sorella e due amici hanno sfondato la porta. Mio fratello mi ha affrontato, mi ha chiesto cosa volevo fare della mia vita. Già, cosa volevo fare della mia vita, di me? Nell’estate dello scorso anno sono tornato a Pavia, nella Casa del Giovane. Vivo qui. Sono seguito. Lavoro. Sto bene. Fra un po’ tornerò a casa per una settimana. Sarà importante. Cercherò un lavoro».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro