
Maria Angela Monti, morta in ospedale a 93 anni
Milano, 13 giugno 2020 - «Mia madre è morta in ospedale e nessuno ci ha avvisati. La salma è stata tre giorni in una cella frigorifera senza che noi figli sapessimo nulla, infilata in un sacco. Questo dolore si è aggiunto a quello immenso che già stiamo vivendo". È la storia raccontata da Claudio Agostoni, uno dei tre direttori di Radio Popolare, che chiede al Policlinico San Donato, dove la mamma era ricoverata, "di rivedere le procedure. Non vorrei che ad altri capitasse quello che è capitato a me e alle mie sorelle". Dall’ospedale parlano però di "un disguido interno", sottolineando che "sia la direzione sanitaria e sia il medico specialista in turno si sono doverosamente scusati per non aver seguito una prassi consolidata".
Ma andiamo con ordine. La signora si chiamava Maria Angela Monti, aveva 93 anni ed era stata ricoverata l’ultima settimana di maggio. "Ha avuto tre polmoniti negli ultimi due anni ma non era affetta da Covid: i due tamponi che le sono stati effettuati erano entrambi negativi – spiega Agostoni –. Per motivi di sicurezza, le visite non sempre erano possibili. Io e le mie sorelle siamo andati a trovarla due volte: domenica 31 maggio e martedì 2 giugno, entrando uno alla volta. Il 2 giugno era stato l’ospedale a contattarci, perché la mamma non stava bene: siamo corsi lì, e difatti stava visibilmente male, non era in grado di riconoscerci". Fin qui, tutto liscio. "Lasciando la stanza, il personale ci ha assicurato che saremmo stati prontamente avvisati in caso di aggravamenti. Ci è stato detto di ‘non telefonare’. Ma noi eravamo preoccupati e, non ricevendo chiamate, venerdì 5 giugno ci siamo presentati in ospedale con in mano un pigiama pulito da consegnare. Solo a quel punto abbiamo scoperto che la mamma era morta martedì, qualche ora dopo la nostra visita".
I tre fratelli quindi hanno chiesto spiegazioni. "La dottoressa che era di turno quella notte si è scusata in tutti i modi: c’erano state diverse emergenze e non era riuscita a contattarci. Noi capiamo perfettamente, non ce l’abbiamo con lei. Ma com’è possibile che poi la salma sia rimasta tre giorni in camera mortuaria, senza che a nessuno venisse in mente di informarci? Abbiamo parlato anche con la direzione sanitaria, bisognerebbe rivedere queste procedure".
Ad aumentare l’amarezza, "il fatto che mia madre sia stata messa dentro un sacco. Aveva preparato i suoi vestiti, ci teneva ad essere sepolta diversamente. Ha vissuto gli ultimi suoi giorni in modo disumano. La mia impressione è che ci siano troppe ‘restrizioni’, come se fossimo ancora a marzo, in piena emergenza Covid". Dal Policlinico San Donato chiariscono che "il giorno 2 giugno, all’aggravarsi delle condizioni della loro congiunta, i familiari sono stati prontamente avvisati dall’ospedale e autorizzati a starle vicino personalmente. Nella notte è avvenuto il decesso della signora che, a causa di un disguido interno, non è stato altrettanto prontamente comunicato e per questo la direzione sanitaria e il medico specialista in turno si sono doverosamente scusati per non aver seguito una prassi consolidata".