Macchina pubblica È ora di ridurre i troppi sprechi

Bruno

Villois

Milano, nonostante i nefasti annunci di recessione, guarda lontano. Il commercio si prepara a cogliere i frutti di quello che da sempre è il miglior periodo dell’anno, ristoranti e l’intero ciclo dell’ospitalità stanno vivendo forse il miglior periodo di sempre,il tempo libero da dedicare agli svaghi è vissuto appieno, ottimo, se non fosse che questa è la Milano del primo e secondo centro, dove tutto va e va bene. Ben diverso è il clima delle periferie e dell’intero hinterland, dove il positivo citato è completamente all’inverso. L’inflazione agli attuali livelli ha obbligato a ridimensionare completamente il “modus vivendi“ delle famiglie e “operandi“ della moltitudine di microimprese commerciali e artigianali, che ne costituiscono da sempre un punto di riferimento del vivere quotidiano. La speranza è che il Governo centrale e gli enti locali offrano supporto ad un indebolimento sostenuto.

Speranza che, a leggere il contenuto della legge finanziaria, rimarrà delusa. Che sia assai difficile porre rimedio ad una situazione le cui origini sono estranee, almeno in parte, a responsabilità interne, è vero; trovare soluzioni che sono facili a declinarsi ma quasi impossibili ad attuarsi lo è altrettanto. Arginare la corsa del carrello della spesa, che viaggia intorno ad un + 15%, puntando sugli aumenti dei salari degli occupati non farebbe altro che riversarsi sulla stessa inflazione, magari pure in misura maggiore. Aumentare le pensioni, viceversa, è possibile perché i beneficiari sono improduttivi e quindi non incidono sui prezzi al consumo. Ridurre la pressione fiscale è auspicabile, ma per farlo servirebbe un economia in spolvero, con un Pil che cresce di almeno 2,53%. Non resta quindi che darsi una mossa sui costi e sprechi della macchina pubblica, nazionale e locale, adottando una spending review concreta che riesca a ridurre del 5% anno gli oltre 750 miliardi di euro di spese, per almeno un triennio, deputando il risparmio alla riduzione del cuneo fiscale per il lavoro dipendente e dello scalone Irpef per quello autonomo, abolendo anche i molti doppioni dei balzelli locali. Farlo subito significherebbe disporre, già nell’anno 2023, di 40 miliardi di euro, i quali consentirebbero di agire sulle tasse dirette, in modo da compensare l’inflazione.

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