
Ivan
Ferrero*
In questo periodo, le nostre strade sono deserte e silenziose. Eppure se fai molta attenzione e drizzi bene le orecchie, puoi sentire un suono flebile, quasi un sussurro, ma che una volta ascoltato non puoi più fare a meno di sentire ovunque tu vada; qualcosa di così lieve e sottile che si insinua nelle nostre orecchie ed entra nella nostra Anima. Perchè fa parte di noi. È il grido di Alessandro mentre cerca di seguire la lezione di Scienze dal piccolo schermo del suo cellulare; di Kalina mentre non riesce a partecipare alle lezioni perché ha terminato il suo traffico Internet; di Kamal, arrivato da poco in Italia, mentre vede l’opportunità di integrarsi con i suoi compagni di classe allontanarsi ogni giorno che passa. Ed è il grido di tutti quei bambini e ragazzi a cui l’impreparazione della scuola italiana ha tolto qualcosa, e a cui l’inadeguatezza degli strumenti, sia tecnici che didattici, sta togliendo importanti esperienze per la crescita, e che sta pagando l’inerzia di un mondo adulto che temporeggia nell’attesa di tempi migliori. Ma migliori per chi? Per i nostri ragazzi, oppure per questi adulti che faticano ad abbracciare l’innovazione e che attendono che passi la tempesta, sperando nel frattempo di causare il minor danno possibile? Quindi, la prossima volta che esci per strada fèrmati un attimo e ascolta oltre i silenzi delle strade deserte. Allora potrai sentire l’urlo di Alessandro, Kalina, Kamal e tutti gli altri, perchè è questo che ci stanno chiedendo nel loro silenzio. Ma la vera domanda è: noi abbiamo il coraggio di ascoltarli? Abbiamo il coraggio di ascoltare gli allarmi lanciati silenziosamente dai nostri ragazzi e, di conseguenza, di ascoltare ciò in cui abbiamo mancato negli ultimi decenni nei loro confronti?
*Psicologo digitale