
L’ultimo sfregio alla memoria di Lea Manifesto di vicinanza per Curcio
Rosario Curcio stava scontando l’ergastolo a Opera, dopo la condanna definitiva del 2014 per l’omicidio e la distruzione del cadavere di Lea Garofalo: inchieste e processi lo hanno inchiodato come colui che, insieme ad altri, bruciò il corpo della trentaquattrenne su ordine dell’ex compagno Carlo Cosco, buttando poi i resti del corpo carbonizzato in un tombino di San Fruttuoso. Il 28 giugno si è impiccato nella sua cella: è morto alcune ore dopo il ricovero d’urgenza al Policlinico. Dopo l’autopsia, disposta dal pm di turno per accertare le cause del decesso, la salma è stata riportata dai parenti a Camellino, frazione di Petilia Policastro, lo stesso paesino del Crotonese di 8mila anime di cui era originaria anche Lea. E ai funerali, che si sono svolti martedì, è spuntato un manifesto di vicinanza alla famiglia da parte dell’amministrazione comunale.
Un’iniziativa che ha subito sollevato polemiche, legate ovviamente al passato criminale di Curcio e in particolare a quella pesantissima condanna per l’assassinio della testimone di giustizia diventata negli anni uno dei simboli della lotta contro la ’ndrangheta. "Il sindaco Simone Saporito e l’amministrazione comunale partecipano al dolore che ha colpito la famiglia Curcio per la perdita del caro congiunto", è la frase riportata sul manifesto del Comune, che nel processo per il delitto Garofalo celebrato a Milano si era pure costituito parte civile. Negli ultimi mesi, inoltre, la stessa amministrazione in carica ha anche svolto una serie di iniziative per la legalità nel nome di Lea. Il sindaco Saporito si è difeso così: "Da quando è scoppiata la pandemia, come amministrazione comunale abbiamo fatto un accordo con le agenzie di pompe funebri per fare i manifesti di vicinanza per tutti i funerali che si celebrano in città. L’opportunità di fare il manifesto è in effetti opinabile, ma noi abbiamo fatto il manifesto a tutti. Perché a lui no? Davanti alla morte si è tutti uguali. Sarebbe stata una discriminazione al contrario non farlo".
Giustificazioni che non hanno affatto convinto Leo Barberio, segretario di federazione del Pd locale: "La provincia di Crotone non merita amministratori che gettano discredito sull’intera Regione", la dura presa di posizione dell’esponente dem. "Apprendo dalla stampa – ha aggiunto – che il sindaco con l’amministrazione comunale di Petilia Policastro ha, con un manifesto, espresso vicinanza e dolore per la scomparsa di un soggetto già condannato per efferati crimini commessi in passato, che hanno recato sdegno nell’intera comunità nazionale. A nome di tutta la comunità democratica crotonese e calabrese, chiedo le immediate dimissioni del sindaco e della Giunta comunale".