
Ventisette km di nastro celeste. A legare tutto un paese. Per poi distendersi verso il Monte Gedili, lì gigantesco sopra a Ulassai, nel cuore dell’Ogliastra, mille e qualcosa abitanti piuttosto distanti dal mondo e dalle sue paturnie. Eppure ci vollero mesi per districarne le antipatie. Prima che l’8 settembre 1981 Maria Lai riuscisse a realizzare "Legarsi alla montagna", quella che tuttora viene considerata la prima opera di arte relazionale al mondo. Sembra passato un secolo. Ma qualcuno se la ricorda bene dentro al Coordinamento Spettacolo Lombardia del Piccolo Teatro Aperto. Che domenica ha progettato una performance straordinaria, con 400 metri di nastro a legare insieme il colonnato del Chiostro Occupato di via Rovello. Un abbraccio di stoffa. Voluto da sarte di scena e costumiste, le cui macchine da cucire hanno risuonato frenetiche, come il ritmo spezzato della drum’n’bass. Sempre più simbolica l’azione del Coordinamento, dopo la consegna della Proposta di Riforma alla Commissione Cultura del Senato. Ieri l’ultimo atto dell’occupazione, dopo trentasei giorni. Lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse hanno svelato una targa appesa all’ingresso del Grassi. Dove si ricorda come il 27 marzo 2021 sia avvenuto l’insediamento del Parlamento Culturale Permanente "a ribadire centralità politica a lavoro, cultura e formazione". Gesto tutt’altro che formale. Anche da parte del Piccolo. Per un’esperienza che ha saputo guadagnarsi sul campo credibilità, concretezza, stupore. Poi tutti in girotondo al Teatro Continuo di Burri in Sempione. Un po’ Fellini, un po’ Nanni Moretti. Cala il sipario. Applausi.Diego Vincenti