NICOLA PALMA e MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Luis Alberto, annegato a 19 anni. Lo zio che era con lui: “Ha bevuto tanta acqua, era morto, l’ho lasciato andare”

Il corpo del giovane peruviano ritrovato al Parco delle Cave. La drammatica testimonianza ai carabinieri del 32enne: "Sono entrato in stato di choc, non sapevo cosa dire alla mia famiglia, a mia sorella"

Luis Alberto Ochoa Duenas è morto il giorno prima del suo ventesimo compleanno

Luis Alberto Ochoa Duenas è morto il giorno prima del suo ventesimo compleanno

Milano – “Ho nuotato fino a un albero che era in mezzo al lago. Quando mi sono girato, ho notato mio nipote che stava cercando di vedere sott’acqua, ma mi sono reso conto che lui, non volendo, si stava allontanando dalla riva. A quel punto, ho visto che iniziava a fare dei gesti come se stesse annegando. Quando ho capito che stava annegando, io ero abbastanza lontano, avrei dovuto nuotare più di due minuti. L’ho comunque raggiunto e quando mi sono accorto che stava andando giù sono riuscito per un momento a tirarlo su per farlo respirare. Mio nipote era in panico e si muoveva molto, e pertanto mi sono accorto che io stesso stavo rischiando di annegare. A quel punto, ho lasciato andare mio nipote perché aveva bevuto tanta acqua e mi ero reso conto che era già morto. Sono risalito e nuotando ho raggiunto la riva".

La drammatica fine di vita di Luis Alberto Ochoa Duenas nella ricostruzione dello zio trentaduenne Josè D.G., che, come da lui stesso raccontato, era col diciannovenne martedì 11 luglio, nei minuti in cui sarebbe annegato nel laghetto dell’ex cava Ongari al Parco delle Cave, il giorno prima del suo ventesimo compleanno. Certezze sull’identità del cadavere arriveranno solo dall’autopsia, anche se la versione messa a verbale dal parente sudamericano sembra non lasciare dubbi. L’uomo, che ha riferito di vivere vicino alla fermata Porta Venezia della metropolitana, ha chiamato il 112 due sere fa, a poche ore dal ritrovamento del corpo su segnalazione di una passante, dicendo di avere qualcosa da dire sul ragazzo di cui un altro zio aveva denunciato la scomparsa il 14 alla stazione Moscova dei carabinieri.

Poco dopo mezzanotte di ieri, i militari del Nucleo operativo della Compagnia Magenta, che stanno indagando sul caso, ne hanno raccolto la testimonianza come persona informata dei fatti. D.G. ha spiegato che l’11 ha incontrato Luis Alberto alle 12.30 vicino alla mensa di corso Concordia e che, dopo aver mangiato insieme, il nipote gli ha proposto di "andare al lago perché faceva molto caldo". Così hanno preso il metrò a San Babila, sono scesi a Bisceglie e sono saliti sul bus 76: "In 40 minuti siamo arrivati al lago".

Poi, prosegue il trentaduenne, "io sono entrato in acqua ed è entrato anche mio nipote: gli ho detto di restare vicino alla riva perché lui non sapeva nuotare, ma lui mi ha detto che voleva imparare a nuotare. Io gli ho detto che non era una cosa immediata e quindi l’ho invitato a non andare oltre e a tenere il livello dell’acqua al petto per non rischiare di annegare". Luis Alberto, però, non ha seguito il consiglio e si è inoltrato nello specchio d’acqua, finendo risucchiato. Dopo il tentativo disperato di salvargli la vita, D.G. è tornato a riva: "Sono entrato in uno stato di shock perché non sapevo cosa dire alla mia famiglia", e in particolare alla madre del diciannovenne, che vive in Perù e che il giorno dopo l’ha chiamato perché non riusciva a mettersi in contatto col figlio nel giorno del compleanno.

Lui ha mentito: "Non so dove sia". E ha continuato a mentire per giorni con gli altri familiari preoccupati per la scomparsa di Luis Alberto: "Ancora oggi ho continuato a nascondere cosa è successo a mia sorella, che non sa ancora nulla". Sempre il 12, spinto dalla sorella, ha addirittura mandato alcuni messaggi al cellulare del diciannovenne, pur consapevole di quello che gli era accaduto sotto i suoi occhi. Alla domanda degli investigatori sulla presenza di eventuali testimoni al Parco delle Cave, l’uomo ha risposto: "Quando mio nipote è annegato, non c’era nessuno. Neanche alla mensa e durante il tragitto abbiamo parlato con altre persone". L’uomo ha aggiunto di essersi deciso a rivelare tutto non per aver saputo del ritrovamento: "Alcuni amici mi hanno fatto vedere un video su TikTok che parlava della sua scomparsa e poi nella chiesa dove andava mio nipote il prete ha affisso un cartello per le ricerche con la sua foto. Quindi non ho più sopportato di mantenere questo segreto".

La versione di D.G. è ritenuta credibile, anche perché ha descritto pure l’abbigliamento indossato dal nipote: una maglietta bianca, "se non sbaglio del Real Madrid" e un paio di pantaloncini blu scuro. Il cellulare non è stato ancora ritrovato. In ogni caso, la sua "confessione" tardiva potrebbe non metterlo al riparo dall’eventuale accusa di omissione di soccorso: sarà l’autopsia a chiarire con esattezza cause e tempi della morte.