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Milano, addio a Luigi De Pedys. Aprì il primo cinema a luci rosse d'Italia

L'imprenditore scomparso a 94 anni nel 1977 trasformò il Majestic di zona Porta Venezia in sala hard. Lo seguirono molti altri

Luigi De Pedys nel doc Storia proibita degli anni '80 - La pornoinvasione

Milano - L'era dei cinema a luci rosse è finita da un pezzo (anche se a Milano la chiusura dell'ultima sala hard risale a solo il 2019) ma oggi l'epopea dei film porno visti in compagnia è giunta definitivamente al capolinea, con la morte dell'uomo che per primo pensò a questo format. 

E' scomparso oggi Luigi De Pedys, classe 1928, l'uomo che per primo accese le "luce rosse" del cinema. Proprietario e gestore di un piccolo impero di sale a Milano, distributore e co-produttore di film, è morto a Milano all'età di 94 anni. De Pedys ha co-prodotto titoli come "Lo chiamavano Trinità" con Terence Hill e Bud Spencer, "Il federale" con Ugo Tognazzi e "Ecce bombo" di Nanni Moretti. Fino agli anni Novanta ha gestito diversi cinematografi milanesi: Manzoni, Apollo, Pasquirolo, Orfeo, Arti, Splendor e Majestic. 

I cinema a luci rosse 

Era il 15 novembre 1977 quando Luigi De Pedys, titolare della Arco Film e poi della Arco Programm, trasformò il cinema Majestic di Milano, in via Lambro, zona Porta Venezia, sino ad allora destinato alla programmazione per bambini, nella prima d'Itala sala solo per titoli 'hard'. E fu subito un successo: il Majestic, che era riconoscibile per la presenza di un lampeggiante rosso dei pompieri all'ingresso, vide lievitare gli incassi grazie ai film porno già dalle prime settimane dalle 26mila lire al giorno dei film per i più piccoli fino anche a 4 milioni.

La definizione di cinema a luci rosse deriva da un'idea ingegnosa di De Pedys, secondo quanto raccontato da lui stesso. Nel 1977 suo figlio ultimava il servizio militare nei vigili del fuoco e nel giorno del suo congedo, lo accompagnò nella caserma dove scoprì un'autopompa distrutta dopo un incidente. Da lì, l'idea: chiese al comandante di poter prendere il lampeggiante e lo installò fuori dal cinema. De Pedys, tuttavia, non si è mai definito un pornografo. All'esterno della sala non affiggeva locandine ma un avviso: "immagini non adatte a un pubblico sensibile".

Il 15 novembre 1977 il primo titolo proiettato fu "I pornogiochi delle femmine svedesi", seguito da "Lingua d'argento"; ogni giorno veniva programmato un titolo diverso con incassi da capogiro. In poco tempo l'idea di De Pedys fu imitata da molti altri esercenti. Un anno dopo, a Milano, c'erano circa 21 sale dedicate alla proiezione di film pornografici. De Pedys aveva già mollato dopo circa quattro mesi: "Era stata una provocazione, volevo dedicarmi solo al vero cinema", ha detto in un'intervista. E così tornò a gestire le sue molte sale sempre con grande successo. Il 1977 e l'idea di De Pedys coincisero con l'età d'oro del cinema porno. In quegli anni il pubblico accorreva a vedere capolavori del genere come "Gola profonda" di Gerard Damiano, "Historie d'O" di Just Jaeckin, "L'impero dei sensi" di Nagisa Oshima, "All'onorevole piacciono le donne" di Lucio Fulci, "La signora gioca bene a scopa" di Giuliano Carmineo", "Malizia" di Salvatore Samperi. Le sale 'a luci rosse' conobbero un vero boom nel giro di poco tempo: nel 1982 si contavano 125 sale destinate esclusivamente alla programmazione hard.

Dalla metà degli anni '90 con l'avvento delle videocassette e poi di internet, è finita l'epoca del cinema porno.  Esercente geniale, nel 2007 Luigi De Pedys dichiarò al "Giornale dello Spettacolo": "I cinema possono aprirsi a tante iniziative che accompagnano la proiezione e invitano gli spettatori a fermarsi in un luogo che sempre più dovrebbe caratterizzarsi per punto di socializzazione per il tempo libero''. E con la sua Arco Program firmò un accordo con la Rainbow di Iginio Straffi per portare il merchandising delle Winx direttamente nelle sale cinematografiche che proiettavano in quel periodo il film "Winx Club - Il segreto del regno perduto".