Quando il terrorismo neonazi attaccò il cinema hard. Vittime dimenticate per 38 anni

Nel 1983 nella sala Eros sei persone morirono per mano del gruppo di "Ludwig". Fra loro anche il medico eroe. Palazzo Marino dice sì: una targa li ricorderà

Le fiamme avvolgono l’atrio della sala

Le fiamme avvolgono l’atrio della sala

Milano - È una strage rimossa perché avvenne in un cinema a luci rosse. Ora però, dopo 38 anni, Palazzo Marino sembra finalmente deciso a ricordare con una targa in viale Monza 101, sul luogo della tragedia, quelle sei vittime di un terrorismo di ispirazione neonazista. "Mancano solo gli ultimi passaggi burocratici" conferma Luca Gibillini dello staff del sindaco Beppe Sala dopo la richiesta di Sentinelli e Osservatorio democratico. 

Il 14 maggio 1983 erano una trentina gli spettatori al cinema "Eros", vicino alla fermata del metrò Rovereto. Almeno due di loro, però, entrarono in azione all’inizio del secondo tempo con le taniche di benzina. Tutti gli spettatori riuscirono a scappare ma sei morirono, tutti tra i 25 e i 37 anni anni con l’unica colpa di essersi infilati in quella sala dove proiettavano film spinti. Un po’ poco per una condanna a morte. Una delle vittime, il medico 46enne Livio Ceresoli che passava per strada e si era precipitato a prestare soccorso, perse la vita per il suo gesto di generosità. 

L’agenzia Ansa ricevette un volantino che rivendicava l’attentato: "Una squadra della morte ha giustiziato uomini senza onore, irrispettosi della legge di Ludwig". La sigla si era già attribuita diversi omicidi compiuti negli anni precedenti, ma la carriera criminale di “Ludwig“ finì l’anno dopo quando due giovani vennero bloccati mentre tentavano di dar fuoco a una discoteca nel Mantovano. Si chiamavano Marco Furlan, 24 anni, veronese, studente in Fisica, figlio di un primario ospedaliero, e Wolfgang Abel, 25 anni, laureato in matematica, nato a Monaco di Baviera e trasferitosi in Italia da bambino, figlio di un dirigente assicurativo. 

La pagina del “Giorno“ sull’attentato
La pagina del “Giorno“ sull’attentato

"La firma “Ludwig“ nasceva dall’ideologia esoterica e magica dei neonazisti di Ordine nuovo, che intendeva purificare il mondo da tutto ciò che “inquinava” la purezza della razza" scrisse ricordando l’episodio proprio sul nostro giornale il giudice Guido Salvini. E ora c’è anche un libro che torna sull’argomento, I nazisti di Ludwig e il rogo del cinema Eros, di Saverio Ferrari per RedStarpress, che ripercorre la vicenda fino alla condanna definitiva dei due assassini a 27 anni di carcere per un totale di dieci omicidi. Dal libro e da testimonianze gli atti di un’inchiesta giudiziaria ancora aperta a Brescia, emergono connessioni tra “Ludwig“ e Ordine nuovo nel ruolo dell’allora giovanissimo ordinovista Marco Toffaloni, per il quale i magistrati bresciani starebbero per chiedere il rinvio a giudizio per la strage di piazza della Loggia del ’74.

Tornando a Milano e al cinema “Eros“ distrutto, riaprì nel 1993 con nuovo nome e gestione, fino all’ultima proiezione hard del 2008. Ora lì c’è una sede della Chiesa universale del Regno di Dio fondata dal brasiliano Edir Macedo, che invita chi vuol essere liberato dall’omosessualità a posare le proprie mani sul televisore quando in video c’è lui. In qualche modo, tutto si tiene...  

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