Milano, chiude l’ultimo cinema a luci rosse

In via Giambellino l’ultimo spettacolo del Pussycat è andato in scena a fine dicembre

Saracinesca abbassata per il Pussycat di via Giambellino (Newpress)

Saracinesca abbassata per il Pussycat di via Giambellino (Newpress)

Milano, 30 gennaio 2019 - Chiude il Pussycat e stavolta, dopo la “morte” già annunciata nel 2014, per davvero. Il cinema a luci rosse di via Giambellino 153, l’ultimo che a Milano ha cercato di resistere all’assalto del porno via web, ha serrato i battenti. La conferma arriva direttamente dalla sezione Lombardia dell’Anec, Associazione nazionale esercenti cinema.

I residenti del quartiere spiegano che gli «spettacoli» sono stati proiettati fino a fine dicembre. Da gennaio la pesante serranda a griglia del monosala da 320 posti non si è mai più alzata. Dei gestori della “Duomo Film” non c’è traccia: il titolare della vicina autofficina dice di averli «visti l’ultima volta due settimane fa». Il telefono della sala è staccato, al cellulare della società risponde la segreteria. Le uniche tracce sono quelle di abbandono con la posta non ritirata finita a terra. In alto, vicino alla scritta Pussycat, una bandiera italiana vecchia e sporca. Dietro l’ingresso con vetri satinati si scorgono tanti scatoloni. C'è un cartello che recita «il cinema resta chiuso per motivi di ristrutturazione. Ci scusiamo per il disagio» ma in realtà nessuno ha mai visto gli operai in azione. E soprattutto a sentire il barista a fianco, altro che disagi; del cinema hard al quartiere non è mai interessato, nel bene e nel male: «Giambellino ha ben altre grane a cui pensare» dice.

Eppure è stata una sala storica, aperta 70 anni fa con un altro nome e programmazione di tutto rispetto. Ne ha ricostruito la vicenda Giuseppe Rausa, storico del cinema e giornalista: «Il cinema Cittanova da 650 posti ha aperto nel marzo 1949. Era una sala popolare di terza visione. La programmazione era incentrata su commedie italiane o su film americani d’avventura, usciti almeno un anno prima e ormai abbondantemente sfruttati dalle sale del centro e di seconda visione». Sciuscià, capolavoro neorealista di Vittorio De Sica del 1946, arriva al Cittanova ben quattro anni dopo. «Nel 1967 subentra nella gestione del cinema Albino Carenzi. All’inizio degli anni ’70 la sala ha in cartellone anche film americani di livello – come “Il compromesso” di Elia Kazan – ma dal 1974 la programmazione vira verso la commedia erotica all’italiana» spiega Rausa.

La svolta hot negli anni ’80: «Carenzi, anche per ripianare debiti di gestione, nel 1981 “apre” al film porno. Fino al 1987 il Cittanova porta avanti una programmazione mista, alternando luci rosse e kung-fu. Nel 1987 la definitiva conversione hard. Sul finire dei Novanta, in corrispondenza con il cambio di gestione, il Cittanova cambia nome in Pussycat, il che non lascia dubbi sul tipo di pellicole proiettate». E veniamo al 2014 quando il Pussycat viene dato per spacciato: spunta su Casa.it un annuncio immobiliare che ne fissa la vendita a 495mila euro. In realtà la sala sopravvive, proponendo solo film osé. Biglietto intero a 8 euro ma c’era anche il ridotto per gli anziani a soli 5 euro.

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