
Lucia Bramieri
Milano, 9 giugno 2019 - «Vivo nei pressi della Stazione Centrale e vedo, nelle strade e nei luoghi pubblici, ogni giorno di più, gente diversa, che abita e passa in città. È un nodo importante per affari, politica, turismo, multicolore, frenetica, mutata nel tempo, ma è sempre la gran Milan». Così esordisce Lucia Bramieri, nuora del grande comico ed attore milanese Gino Bramieri, nonché nota al pubblico per aver partecipato ad un reality ed essere attualmente ospite dei programmi di Barbara D’Urso.
Un suo ricordo legato alla metropoli…
«Sono stata una delle prime vigilesse del Comune di Milano. Dopo il diploma, superai un concorso da ghisa. Durante il corso formativo in via Boeri, vidi per la prima volta un’arma da fuoco. Vissi in un contesto “maschile”, stabilendo un rapporto equilibrato con i colleghi. Lavorai a lungo sotto il sole e la pioggia, gestendo, vicino ai semafori, ogni tipo di persone. Ricordo momenti divertenti, ma anche di panico...».
Cioè?
«Un camionista, ad un incrocio in zona Niguarda, aveva posteggiato, per andare al bar, un grande automezzo, impedendo la vista del semaforo. Lo invitai a spostarlo. Con noncuranza mi disse che stava facendo colazione. In attesa dell’aiuto dei miei colleghi, il signore tentò di andar via. Cercai di impedirglielo, piazzandomi di fronte al mezzo. Lui ingranò la marcia e io evitai di essere investita solo saltando sul marciapiede. Una volta rintracciato, al Comando dei vigili urbani gli contestai le infrazioni commesse, nonostante mi pregasse di scusarlo».
In Totò, Peppino e la… malafemmina si parlava di traffico enorme a Milano...
«Ma la situazione è peggiore in altre città. A Milano ci vorrebbe solo più educazione da parte di alcuni automobilisti molto indisciplinati. Mi piace pensare che prima dobbiamo migliorare il nostro comportamento, poi esigerlo dagli altri. E, in caso negativo, serve l’intervento delle istituzioni».
Un ricordo di Gino Bramieri legato alla città?
«Fece veramente la gavetta. Non aveva corsie preferenziali, né la possibilità di farsi conoscere, come accade oggi, in tv. Andava in teatro a tirare i sipari, a “rubare” il mestiere e rivestì inizialmente piccoli ruoli, lavorando con Erminio Macario. Sognava il suo nome sulle locandine, come protagonista. Ci riuscì. Cosa ammirevole: rinunciò, agli esordi, al compenso per una tournée teatrale - su suggerimento della moglie - anche se ne aveva bisogno e viveva con la famiglia in una casa di ringhiera, nel quartiere Niguarda, perché il ruolo non collimava con le sue aspettative. Era generoso con tutti. Gli è stata intitolata una strada, se lo merita».
Chi è il milanese doc?
«Una volta lo definivano il baùscia, il cummenda.. Il vero milanese è un po’ chiuso, ma se riesci a infrangere la prima barriera, è una persona splendida».
Milano, donne e carriera.
«Milano non ha chiusure nei confronti delle donne, a cui è consentito di svolgere qualsiasi attività. Sono proprietaria di un Hair Fashion, con Daniela Veronesi. Lo definirei il confessionale di un piccolo Grande Fratello...».
Le meraviglie della città?
«Il Duomo, i teatri, il Monumentale. Mio marito Cesare Bramieri ed io, a volte, andavamo lì, per ammirarne la maestosità e onorare i Grandi».