
Le fotografie scattate da persone senza fissa dimora dell’Associazione RiScatti onlus, nat
Milano - Tra i bisogni “emergenti“ delle periferie, al primo posto ci sono abbandono scolastico e aumento dei “Neet“, quei ragazzi dai 16 anni in su intrappolati in un limbo: non studiano più, non lavorano ancora. E la pandemia ha acuito l’emergenza. Tra i bisogni “consolidati“: occupabilità dei giovani, inclusione sociale, infrastrutture del quartiere, luoghi di socializzazione. I bisogni ancora “trascurati“ su cui lavorare? Inclusione lavorativa, contrasto alle povertà, housing, strutture sportive, contrasto alle dipendenze, assistenza agli anziani. A scattare la fotografia è il programma “Lacittàintorno“ di Fondazione Cariplo. "Il profondo cambiamento innescato dall’emergenza Covid-19 – spiegano dalla Fondazione – sottolinea l’urgenza di realizzare un modello di sviluppo capace di rafforzare inclusione e coesione sociale, tanto più necessarie quanto più messe a rischio dall’accentuarsi delle disuguaglianze".
Si parte dalle periferie e dalla ricognizione dei bisogni e degli interventi messi in campo. "Ciascuna area periferica è diversa dall’altra, ha una storia alle spalle, specificità e bisogni differenti – premette Chiara Bartolozzi, project manager de Lacittàintorno – tuttavia è possibile delineare bisogni comuni.Quello che si è cercato di mettere a punto è un modello di intervento, verificando volta per volta in che modo debba declinarsi in base ai bisogni". E se a Milano c’è ancora un “sistema monocentrico“ con le funzioni - servizi e infrastrutture - molto presenti in centro e rarefatte nelle periferie, si cerca di colmare divari ed evitare "quartieri dormitorio", ridensificando l’offerta presente in periferia, dal Corvetto a via Padova, partendo dal terzo settore e da gruppi di cittadini, "incoraggiando le attività presenti sul territorio – sottolinea Bartolozzi – affinché diventino protagoniste di questa riappropriazione e riattivazione degli spazi con un rafforzamento dei legami sociali". A partire dalle scuole e dai bambini e dalle bambine. "Attraverso percorsi laboratoriali, per esempio, gli alunni delle primarie esplorano i quartieri, ne analizzano punti di forza e debolezze, e danno vita a progetti come la “Porta Adriano“, in piazza Costantino, o “Il giardino dei desideri“ in via Ravenna, davanti alla scuola Fabio Filzi. Altre idee stanno emergendo dalle scuole, nel giardino di via Venini e lungo il Naviglio Martesana", spiega la project manager de Lacittàintorno.
All’orizzonte c’è anche un patto per il parco della Vettabbia con la connessione tra due plessi dello stesso istituto comprensivo che si trovano ai due lati opposti: Fabio Filzi sul lato Est, Wolf Ferrari sul lato Ovest. "L’idea è quella di tracciare un percorso che diventi luogo per fare educazione alla biodiversità. Le aiuole dei due giardini attirano farfalle: nascerà il sentiero delle farfalle", racconta.
Si aprono poi “punti di comunità“, come “Made in Corvetto“, già realtà nel mercato coperto di piazza Ferrara e che lavora su tre assi: cibo, cucina professionale e attività legate al tema della bicicletta. Tema su cui si innesta la pista “AbbracciaMi“, circle line che attraversa una ventina di quartieri da Porta Romana a Chiaravalle: nella parte Est è stata già posizionata la segnaletica, si procede. Le periferie fanno cultura, insieme, diventano meta. Un altro punto di comunità verrà aperto nell’ex convitto del Parco Trotter.
Tanti i partner, le cooperative sociali e le imprese coinvolti. Si lavora per individuare luoghi che possano diventare spazi aperti; c’è il bando “Sottocasa“ attivo nelle aree Corvetto-Chiaravalle, via Padova-Adriano, per portare attività culturali nei rioni periferici. In Corvetto si sperimenta il “portale dei saperi“ per incrociare storie - anche imprenditoriali - dare identità al quartiere ma anche risposte di natura professionale. Si mettono a disposizioni studi e “Quaderni“ per chi opera sul territorio in modo da far nascere nuove progettualità.