ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Lotta ai tumori femminili: "Mai perdere la speranza"

Nicoletta Colombo regina della Società europea di ginecologia oncologica. È la prima donna a ricevere il premio alla carriera. "La mia vita per la ricerca".

Lotta ai tumori femminili: "Mai perdere la speranza"
Lotta ai tumori femminili: "Mai perdere la speranza"

Ha dedicato la sua intera vita professionale a salvare migliaia di donne colpite da neoplasie ginecologiche, in particolare si è concentrata sul carcinoma all’ovaio, che un tempo non lasciava quasi scampo. "Oggi è una malattia curabile in molti casi, pur nella sua complessità. Non perdere la speranza è importante. Studi scientifici dimostrano che le donne depresse hanno prognosi peggiori" dice Nicoletta Colombo, 67 anni, direttrice del programma di ginecologia oncologica allo Ieo e professoressa associata dell’università Bicocca. Soprannominata "The Queen" dai suoi colleghi, poche settimane fa ad Istanbul ha ricevuto - la prima donna in assoluto - il premio alla carriera della Società Europea di Ginecologia Oncologica.

Cosa si intende per neoplasie ginecologiche?

"Sono tumori femminili dell’endometrio, ovarico e della cervice. Di quest’ultimo ci sono 2.400 casi all’anno in Italia ma sono troppi, perché esiste uno screening, con l’hpv (o infezione da Papilloma Virus ndr) test che consente di trovare le lesioni precancerose, e il vaccino contro l’hpv. Il tumore dell’endometrio è fra i tre il più frequente, con circa 10.200 casi ogni anno in Italia, ma non il più mortale (con circa 3.100 casi all’anno) perché viene in genere diagnosticato nelle fasi iniziali, dando come segno precoce il sanguinamento. Diverso il discorso del carcinoma ovarico, di cui ci sono circa 5.200 casi all’anno, ma la cui mortalità è vicina al 60%".

Per quale motivo?

"Non esiste screening efficace. Il carcinoma ovarico più frequente – sieroso di alto grado – non ha precursori. Peraltro origina nella tuba e da lì si espande nell’ovaio e nel peritoneo: in più del 70% quando lo troviamo è già metastatico. Ci sono donne che guariscono, altre sopravvivono 10 anni pur avendo recidive e c’è chi purtroppo scompare dopo un anno".

Quali sono le cure?

"La chirurgia in primo luogo e il trattamento medico che non include più solo la chemioterapia. Da cinque anni c’è stata una svolta con la terapia con i parp-inibitori che, sfruttando il deficit di riparazione del dna nelle cellule neoplastiche, provoca la morte delle cellule malate. Questi farmaci si sono rivelati efficaci nelle pazienti portatrici delle mutazioni di geni Brca che si associa a un rischio elevato (5060%) di sviluppare tumore ovarico nel corso della vita".

Cosa pensa di Angelina Jolie che, avendo questa mutazione, si è fatta togliere ovaie e tube di Falloppio?

"Favorevole. Di fronte a un rischio così elevato e non esistendo diagnosi precoce, l’unica prevenzione è la chirurgia profilattica. Si interviene dopo che la donna ha esaudito il suo desiderio riproduttivo, dopo 40 anni. Allo Ieo gli interventi di annessiectomia profilattica negli ultimi anni sono stati più di mille. Alle donne giovani invece, se non desiderano la gravidanza, si consiglia la pillola contraccettiva che può ridurre fino al 50% il rischio di tumore dell’ovaio".

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