ALESSANDRA ZANARDI
Cronaca

Long Covid e problemi al cuore Lo studio targato Humanitas: il virus “fa impazzire” le difese

L’infezione potrebbe provocare una risposta sbagliata rivolta contro cellule e tessuti cardiaci "Le complicanze cardiovascolari sono frequenti fra chi ha sofferto di una forma grave".

di Alessandra Zanardi

La relazione tra il Long Covid e le complicanze cardiache che alcuni pazienti manifestano dopo l’infezione da Sars-CoV-2 è causata da un meccanismo autoimmune. Il virus, cioè, potrebbe provocare una risposta (sbagliata) delle nostre difese immunitarie, erroneamente rivolta contro le cellule e i tessuti cardiaci del nostro organismo. Sono queste le conclusioni di uno studio che, condotto da un gruppo di ricercatori di Humanitas, è stato pubblicato sulla rivista Circulation. La ricerca nasce da un lavoro congiunto tra il gruppo di Marinos Kallikourdis, a capo del laboratorio di Immunità adattiva di Humanitas, e il gruppo di Gianluigi Condorelli, direttore del Dipartimento cardiovascolare di Humanitas, col supporto del team di Marco Francone, responsabile dell’Imaging cardiovascolare. Tutti e tre sono docenti di Humanitas University. Lo studio è stato condotto su campioni di sangue di pazienti ricoverati all’Humanitas per Covid-19 ed è stato possibile anche grazie al sostegno del ministero dell’università e della Fondazione Umberto Veronesi.

"Le complicanze cardiovascolari sono frequenti nei pazienti guariti da Covid-19, soprattutto in chi ha sofferto di una forma grave dell’infezione - spiega Gianluigi Condorelli -. Gli studi ci dicono che la metà dei pazienti ricoverati per Covid-19 con alti livelli di troponina (un indicatore di un danno al tessuto cardiaco) presentano anomalie nella risonanza magnetica cardiaca anche a 6 mesi dalla guarigione". In generale, il danno subito da organi e tessuti a seguito dell’infezione da Sars Cov-2 può essere spiegato attraverso due fenomeni, che possono coesistere: l’aggressione diretta da parte del virus e il danno collaterale dovuto alla risposta immunitaria scatenata dal virus e poi rivolta - erroneamente - contro il tessuto. "Il secondo fenomeno - prosegue Condorelli - è in grado di spiegare il danneggiamento di tessuti che Sars-CoV-2 non ha attaccato direttamente, oltre a spiegare perché questo danno persista anche dopo l’infezione, cioè quando il virus non è più presente, come accade nel Long Covid".