
Infermiere, una professione sempre più ricercata
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Milano - Per la sanità pubblica lombarda, nell’anno 2020, lavoravano 13.421 medici e 35.859 infermieri: 2,7 infermieri per ogni medico. Un rapporto in linea con la media nazionale (2,6), un po’ inferiore a regioni confinanti come l’Emilia-Romagna e il Veneto (entrambi sopra i tre infermieri per medico), un po’ superiore ad altre come la Campania (sotto due). Il dato è in un fresco report dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) sul personale del Servizio sanitario nazionale (Ssn), nel quale si osserva che in Italia non mancano medici, ma infermieri: al 2020 avevamo quattro medici ogni mille abitanti, più della media europea (3,8) e quasi uno in più rispetto a Francia e Regno Unito.
Mentre con 6,2 infermieri ogni mille anime l’Italia ne ha 2,6 punti in meno della media europea, e si piazza quartultima tra i Paesi Ocse come numero di posti per la laurea in Infermieristica, davanti a Messico, Colombia e Lussemburgo (che però parte dal doppio di professionisti). Gli organici della nostra sanità pubblica, ricorda l’Agenas, sono stati falcidiati negli anni dell’austerity: tra il 2012 e il 2017 il Ssn ha perso 27 mila dipendenti, il 4% del totale, e le misure straordinarie adottate in pandemia non hanno cambiato le cose, anche perché degli oltre 83 mila assunti durante l’emergenza pandemica (di cui circa 32 mila infermieri) poco più di 17 mila (di cui 8.757 infermieri) lo sono stati a tempo indeterminato.
Intanto il turnover negativo ha creato una "gobba pensionistica": entro il 2027, stima l’Agenas, andranno in pensione oltre 29 mila medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale più 11.865 medici di base, e oltre 21 mila infermieri. Tuttavia, stima l’agenzia, l’incremento progressivo, dopo il 2017, dei posti nei corsi di laurea in Infermieristica (quest’anno sono 18.261) permetterà di formare entro il 2027 (stimando che il 75% degli iscritti completi gli studi) almeno 61.760 infermieri, "sufficienti" a compensare i pensionamenti e anche soddisfare il fabbisogno aggiuntivo per le strutture della nuova sanità territoriale (come Case e Ospedali di comunità), compreso tra i 19.450 e i 26.850 infermieri.
Tra l’altro la Lombardia, mai stata in piano di rientro, nel decennio 2010-2019 ha mantenuto un turnover medio del 100% per i medici e del 102% per gli infermieri. Ma la corsa ai ripari aumentando le borse di studio finanziate dallo Stato e dalle Regioni – e i cui effetti "saranno apprezzabili" a partire dal prossimo anno, secondo l’agenzia - è stata effettuata anche per le specializzazioni mediche. Perché in Italia i medici non mancano in generale , ma con un grosso asterisco: "Risultano carenti alcune specialità", su tutte quella in medicina generale. Un asterisco in comune con altri Paesi, ricorda l’Agenas, ma il nostro tra il 2019 e il 2021 ha perso più di duemila medici di base, il 5% del totale, ed è un problema soprattutto del Nord, dove la media di pazienti per dottore supera l’ optimum di 1.300.
In Lombardia sono 1.408, il secondo rapporto più alto d’Italia dopo il Trentino-Alto Adige, ma il guaio vero, sottolinea l’Agenas e ricordano anche i bandi più volte riaperti nel corso dell’anno per dare un dottore a quartieri o frazioni dell’hinterland, è "la forte disomogeneità" fra "le aree metropolitane e quelle a bassa densità di popolazione", dove i Mmg (Medici di medicina generale) non vogliono andare. Dal 2014 al 2021, le borse di studio in Medicina generale sono quasi quadruplicate a livello nazionale; la Lombardia è passata dalle 90 annuali che aveva fino al 2016 a oltre 620 negli ultimi due anni, eppure anche nel 2022 più di cento sono rimaste non assegnate.
Perché, osserva l’Agenas, come dimostra anche il caso della Francia dove dal 2017 il 40% di tutti i posti di specializzazione è assegnato alla medicina generale "tale misura ha un’efficacia limitata poiché risulta sempre più difficile attrarre un numero di laureati sufficiente a coprire i posti". Questione di "retribuzione e basso livello di prestigio", sulla quale, conclude l’agenzia, occorre lavorare "abbinando all’incremento dell’offerta formativa un sistema di incentivi in termini di riconoscimento sociale, oltre che economico".
Una politica che la Lombardia ha intrapreso, in ultimo coi bonus per i Mmg che accettano ambiti "disagiati" o "disagiatissimi", e che per Agenas va adottata anche nei confronti degli infermieri; che sono, insieme ai Mmg, "gli assi portanti di qualsiasi operazione di potenziamento" della sanità "di prossimità".