Epatiti virali: perché in Lombardia i casi sono aumentati così tanto. Come difendersi dal contagio

Resta sul piatto l’obiettivo di eliminare queste patologie entro il 2030, ma per gli specialisti il quadro attuale è preoccupante

Milano, 10 aprile 2024 – Impennata di casi di epatiti virali: non si è ai livelli degli anni ‘80, ma il 2023 registra una crescita importante rispetto agli ultimi anni. Lo rileva il bollettino dell’Istituto superiore di sanità relativo al 2023, che fotografa un trend che, in realtà, è diffuso nel mondo, tanto che l’Oms, con il Global Hepatitis Report 2024, ha evidenziato come l’epatite virale sia la seconda causa infettiva di morte a livello globale. L’obiettivo di eliminare queste patologie entro il 2030 resta un punto fermo, ma, come dichiarato dall’Oms, il rapporto “dipinge un quadro preoccupante”.

Screening per l'epatite C (Archivio)
Screening per l'epatite C (Archivio)

L’epatite A

Per quanto riguarda la Lombardia, sono stati 55 i casi di epatite A notificati al Seieva (Sistema informativo delle malattie infettive), il numero più alto sui 267 rilevati in tutta Italia (3 i decessi), con un trend in crescita rispetto ai 32 del 2022 e ai 21 del 2021. Più colpite le donne rispetto agli uomini; tra i fattori di rischio più frequentemente riportati ci sono stati il consumo di molluschi crudi o poco cotti, viaggi in zone endemiche, rapporti sessuali fra uomini e consumo di frutti di bosco.

Circa la metà dei casi sarebbe potuta essere prevenuta con il vaccino, in particolare tra chi si è contagiato nelle zone endemiche e che rischia, poi, di trasmettere l’infezione a familiari e compagni di scuola una volta tornati in Italia.

L’epatite B

Per quanto riguarda l’epatite B, con 31 casi la Lombardia è seconda in Italia dopo l’Emilia Romagna (33), ma anche qui il trend è in crescita se si considera che nel 2021 erano stati 13. In questo caso sono più colpiti gli uomini; i fattori di rischio più frequentemente riportati sono l’esposizione a trattamenti di bellezza quali manicure, piercing e tatuaggi, le cure odontoiatriche e i comportamenti sessuali a rischio, mentre meno frequente è il contagio per effetto dell’esposizione nosocomiale (ospedalizzazione, intervento chirurgico, emodialisi o trasfusione di sangue).

Le epatiti E e C

Consumo di carne di maiale o cinghiale cruda o poco cotta è invece la causa principale dei 10 casi di epatite E (sui 58 a livello nazionale). Infine, la Lombardia è stata la regione col maggior numero di casi di epatite C (33%, 17 in totale, ma erano stati 2 nel 2021). In questo caso, il fattore di rischio di maggiore importanza è stato il ricorso a trattamenti estetici (manicure/ pedicure, piercing e tatuaggi), che ha superato per la prima volta negli ultimi anni l’esposizione nosocomiale, che rappresentava negli anni scorsi il principale fattore di rischio. Minoritario l’uso di droghe, trattamenti odontoiatrici e l’esposizione sessuale.

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