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ll dolore per Marta. Fiori, messaggi e lumini: "Non meritavi di morire. Ora sia fatta giustizia"

Via Pietro da Cortona, cordoglio nell’atrio del caseggiato teatro dell’omicidio

ll dolore per Marta. Fiori, messaggi e lumini: "Non meritavi di morire. Ora sia fatta giustizia"

di Marianna Vazzana

"Ciao Marta, non dovevi morire così. Eri una brava persona, non meritavi tutta questa crudeltà. Resterai sempre nel nostro cuore". Il messaggio è scritto su un grande cartellone giallo appeso alla ringhiera di via Pietro da Cortona 14, a pochi passi da viale Argonne, all’ingresso del caseggiato Aler che è stato teatro dell’omicidio di Marta Di Nardo, la sessantenne trovata morta, con il corpo tagliato a metà e nascosto sul soppalco della cucina del vicino, Domenico Livrieri. Quarantaseienne che ha confessato di averla accoltellata e che ora si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario, occultamento e vilipendio di cadavere dopo che i carabinieri hanno trovato i poveri resti della Di Nardo, giovedì 19. Per l’uomo, che ha svariati precedenti, era stata già disposta la reclusione in una Rems, residenza psichiatrica giudiziaria, ma la misura era rimasta ineseguita per "mancanza di disponibilità" nelle strutture. Il quartiere è ancora sotto choc. Per Marta, sul muretto sono spuntati mazzi di fiori, piantine, lumini e messaggi. Il cartellone giallo è stato coperto con cura con un cellophane, per proteggere la scritta dalle intemperie. "Basta femminicidi. Che sia fatta giustizia!", la richiesta senza mezzi termini. E poi un semplice "Ciao Marta, riposa in pace", scritto da Margherita.

Poco più in là, su una centralina, spunta anche uno striscione: "Basta omicidi. Donne e bambini non si toccano". Nei giorni scorsi, fa sapere un amico della donna, "un sacerdote della parrocchia della zona è venuto a fare una benedizione. Questo momento ha riunito tante persone che le volevano bene ma anche sconosciuti: hanno partecipato anche dalle vie limitrofe. Noi del caseggiato abbiamo acquistato i lumini. Il dolore è grande: Marta non meritava di morire, e non meritava di essere uccisa in quel modo. L’unico conforto è vedere che tanta gente è venuta a lasciarle un ricordo, non solo fiori e messaggi ma anche semplici pensieri, restando a guardare il condominio in cui abitava".

La donna viveva alla scala D, mentre Livrieri alla scala C. Uno di fronte all’altra. Stando a quanto emerso finora, l’uomo l’ha contattata la mattina del 4 ottobre invitandola a raggiungerlo per restituirle 20 euro. Poi di lei non si è saputo nulla fino al ritrovamento del 20 ottobre. "Volevo il suo bancomat per prelevare tutti i mesi", ha poi ammesso Livrieri, una volta scoperto.