DANIELE
Cronaca

L’istruzione è vita vera

Daniele Nappo, direttore della Scuola Freud di Milano, sottolinea l'importanza dell'educazione affettiva e della relazione tra docenti e studenti per favorire la crescita e lo sviluppo dei giovani. Critica l'approccio burocratico e impersonale dell'insegnamento, sottolineando la necessità di un ambiente educativo protetto e democratico.

Nappo*

Ho cominciato ad occuparmi di scuola 25 anni fa, da responsabile della gestione della Scuola Freud di Milano: nella mia esperienza ho sempre posto attenzione alla prevenzione del disagio giovanile, coordinando uno sportello d’ascolto psicologico. Passo le giornate con i miei studenti, ne ho visti a centinaia crescere e scoprire la loro strada, ho toccato con mano il loro bisogno di confronto con gli adulti, la loro demoralizzata ricerca delle parole, le loro paure, le sofferenze, i silenzi, l’insaziabile curiosità, la simpatia e generosità, la voglia di vivere, le sconfinate domande sul significato del proprio stare al mondo. Solo le parole e l’essere parte di una comunità disponibile ed educativa, tramite il confronto con altri e le infinite esperienze di altri esseri umani, possono aiutare a cercare risposte.

Da loro continuo a imparare ogni giorno qualcosa e individuo in quale modo gestire, arricchire e cambiare la vita dei giovani. Incontro talvolta docenti che non hanno mai messo piede in una classe e pensano di conoscere i ragazzini. Persone che sentenziano che si deve avere in mente solo il liceo classico, che vogliono la scuola per pochi e l’insegnante sulla pedana. Assurdità che nasce solo perché si preferisce continuare a istruire che a far pensare e a far crescere gli studenti in un ambiente protetto e con adulti che si prendano davvero cura di loro in uno spazio pubblico e democratico. Penso che gli studenti non siano impauriti, come si vuol far credere, dalle materie, che possono essere difficili ma come tutto ciò che ancora non si conosce, o dai voti; credo siano spaventati dall’assenza o peggio dall’indifferenza degli adulti. I giovani chiedono che i docenti diventino punto di riferimento per la loro crescita, invece che persone anonime in ambienti di apprendimento seppur innovativi, burocrati ed esecutori della didattica astratta delle competenze o orientatori incerti. Perché ci sia educazione affettiva attraverso la relazione e il lavoro comune su contenuti culturali connotati anche emotivamente. L’affettività non si insegna, si vive: le relazioni sviluppate nell’intero processo educativo, i rapporti si creano nel gruppo classe, in ogni momento e spazio disciplinare. L’affettività si sperimenta, non si può apprendere. L’educazione didattica, quella vera, deve indicare condotte mirate a creare opportunità, rapporti, contesti umani adatti a far sì che le potenzialità di ognuno possano emergere.*direttore Scuola Freud