SIMONA BALLATORE
Cronaca

L’istruzione degli adulti. In Lombardia 19 centri e 50mila utenti all’anno: "Ora si investa di più"

Oltre 240 sedi, corsi di alfabetizzazione, lezioni nelle carceri e per lavoratori. E a Milano la Manzoni dà una seconda possibilità a quasi 300 persone. Scavuzzo: "Restituiamo a questi percorsi la dignità che meritano".

L’istruzione degli adulti. In Lombardia 19 centri e 50mila utenti all’anno: "Ora si investa di più"

L’istruzione degli adulti. In Lombardia 19 centri e 50mila utenti all’anno: "Ora si investa di più"

"Riconoscere e ridare dignità all’istruzione per gli adulti, che sarà sempre più centrale": parte da qui e da una fotografia della situazione - anche nelle sue criticità - la sfida lanciata da Fierida, che in tre giorni ha visto partecipare 800 persone tra la Fabbrica del Vapore e gli eventi diffusi in città.

Partiamo dai numeri, a livello regionale: "Noi abbiamo 19 istituzioni scolastiche per circa 50mila utenti ogni anno – spiega Renato Cazzaniga, presidente della Rete Cpia Lombardia –: si spazia da corsi per l’alfabetizzazione a quelli per l’acquisizione del primo livello (il diploma di terza media), fino a competenze informatiche e linguistiche. E non solo. Insieme alla Regione e all’Ufficio scolastico regionale facciamo parte del progetto Gol per l’occupabilità dei lavoratori, mettiamo a disposizione le nostre 244 sedi, diffuse in più di 200 Comuni".

Ai Centri provinciali per l’istruzione degli adulti si aggiungono i corsi serali delle scuole statali, le attività nei centri di formazione professionale e, in città, il Cia Manzoni, centro civico per l’istruzione degli adulti, che si pone come obiettivo il recupero degli anni scolastici, sia per minorenni (in orario diurno) che per adulti, in orario serale.

Nell’anno scolastico 2023-24 sono 268 gli iscritti, 64 per il diurno (con sei classi) e 204 al serale, su 9 classi. A Milano il Cpia ha una sua sede e attività dislocate in cinque luoghi: gli edifici sono del Comune di Milano. "Stiamo investendoci, il lavoro sul Cpia 2 in via Ragusa sta dando i suoi frutti - sottolinea la vicesindaco e assessore all’Istruzione Anna Scavuzzo – ma laddove si condividono spazi scolastici pensati per le primarie e le medie si fa un po’ fatica. Stiamo cercando di andare incontro alle esigenze specifiche degli adulti. Milano ha storicamente anticipato questo tema, con i corsi diurni e serali dedicati a chi aveva interrotto il percorso scolastico, aiutando a recuperare per accedere al quinto anno in una scuola che riconosca il titolo. Si dà una seconda possibilità".

Una rete da potenziare e che ha bisogno di raccogliere più dati per fare capire cosa significa investire su questi centri, l’impatto che si può avere sulle persone, raccontando anche le storie dietro i numeri. Per questo si busserà anche alle università: "Per una rilettura di questi percorsi e avere indicatori chiari sulla pedagogia per adulti – sottolinea ancora Scavuzzo –. La risposta a Fierida è stata importante. Credo sia stato per tutti un momento di consapevolezza: dobbiamo lavorare di più, insieme e meglio, tra reti che vanno a costituirsi, istituzioni pubbliche, terzo settore ed enti che si occupano del contrasto alla dispersione scolastica. E serve un riconoscimento della formazione su tutti i temi che abbiamo affrontato, dalla dimensione carceraria, alla possibilità dei nuovi arrivati, piccoli o grandi, di avere occasioni di inserimento e integrazione che se non passano dall’istruzione non hanno possibilità di avere risposta. Riuscire a restituire all’istruzione degli adulti la dignità che merita significa investire sul capitale umano del nostro Paese di oggi e di domani".

"Integrazione, piena occupabilità e cittadinanza attiva sono gli obiettivi sui quali lavora l’istruzione degli adulti – ribadisce Cazzaniga –. Un Paese che investe poco in questo settore si porta dietro questi tre talloni d’Achille che sono un freno per la ripresa". Le prime criticità da superare per rilanciare l’istruzione degli adulti? "Il sistema è articolato e complesso – fa il punto Emilio Porcaro, presidente della Ridap, Rete Italiana Istruzione degli Adulti –. I Cpia sono scuole “senza scuola“, sono nate senza edificio. È importante investire risorse in edilizia scolastica dedicata agli adulti, sarebbe un elemento di civiltà rispetto a un settore spesso ai margini del settore dell’istruzione e formazione". Troppo spesso si fa ancora lezione su banchi e in aule a misura di bambino. "Secondo: serve una rimodulazione del quadro normativo – continua Porcaro –. La norma è obsoleta, è stata pensata più di 15 anni fa e la società nel frattempo è cambiata. Ci sono attività che fanno i nostri centri in autonomia che vanno riconosciute". Terza sfida: il ruolo che i Cpia possono avere all’interno delle reti territoriali. "Penso soprattutto alla formalizzazione delle competenze, anche degli stranieri che arrivano in Italia per un loro progetto di vita e che hanno percorsi scolastici alle spalle e titoli che non vengono riconosciuti. Nei nostri centri possiamo certificare le competenze che hanno maturato". Su queste tre piste si lavorerà nei prossimi mesi.

"Dobbiamo fare tesoro delle esperienze fatte in questi anni, ma scrivere anche un capitolo nuovo – conclude la vicesindaco – : sono state tante le criticità alle quali abbiamo dovuto rispondere, penso all’arrivo dei profughi dall’Afghanistan all’Ucraina, e prima ancora dalla Siria, alla rotta Balcanica e all’immigrazione dal Maghreb. Uno sforzo importante dal punto di vista del welfare e dell’istruzione. Ma dobbiamo avere la possibilità di non lavorare solo in emergenza, creando una risposta pubblica stabile e sinergie consolidate".