L’isolamento sociale visto dalla “luna“

Bicocca: date certe, motivazione e attività abbattono l’alienazione

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Due mesi in una capsula lunare, posizionata nel Nord della Groenlandia, per simulare un ambiente simile a quello della luna anche in vista del turismo spaziale. E mentre i due volontari - Karl e Sebastian - testavano il design e l’abitabilità dell’alloggio o compivano spedizioni lì attorno, da Milano il team dell’università Bicocca guidato da Paolo Riva (docente di Psicologia sociale e membro del Social connections &technology Lab) studiava l’impatto psicologico di quell’isolamento sociale prolungato. Un questionario veniva raccolto quotidianamente per misurare le emozioni, i sentimenti di solitudine e il desiderio di contatto sociale incrociandoli alle attività compiute, da quelle lavorative a quelle ricreative, esercizio fisico incluso. Missione “Lunark“ compiuta, si raccolgono i risultati e si aprono nuove frontiere nel campo ancora poco esplorato della Space psychology, ossia l’applicazione delle conoscenze psicologiche ai viaggi umani nello spazio. Si analizza l’impatto di fattori ambientali fisici (l’illuminazione, i suoni o la strutturazione delle capsule lunari), si studiano le caratteristiche individuali che rendono alcuni individui più adatti a queste esperienze, ma anche il rischio dell’isolamento sociale in ambienti estremi e distanti parecchi mesi da familiari e amici.

"L’isolamento sociale porta con sé in genere alienazione, un aumento di ansia, depressione e di emozioni negative come rabbia e tristezza. È spesso accompagnato da una diminuzione di autostima e da uno stato psicologico di rassegnazione. Lo abbiamo registrato nei nostri studi in laboratorio e su gruppi reali, tra rifugiati e detenuti, per esempio, ma anche durante la pandemia – spiega Riva –. I risultati di Lunark, invece, sono molto diversi. La prima differenza, chiara, è che c’è una data di fine. Cosa che per esempio non vedevamo durante il primo lockdown, in balìa di incertezze e con un prolungamento dell’isolamento di settimana in settimana. Poi c’è l’ambito motivazionale dei volontari che conta". Anche le attività aiutano e influiscono sul benessere psicologico, compensando quella “fame di contatti sociali“ che comunque aumenta di giorno in giorno, come si legge nel report di Bicocca. "Non occuparsi esclusivamente di lavoro, ma avere tempo per altre attività non legate agli scopi della missione ha un effetto positivo dal punto di vista psicologico – sottolinea Riva –. E questo può essere tenuto in considerazione per strutturare missioni future, ricordando l’importanza della salute mentale a maggior ragione quando in viaggio nello spazio non ci saranno solo persone iperspecializzate, con un processo di addestramento alle spalle lungo anni". Così la Space psychology cresce e accende un faro su quel bisogno di socialità innato che la pandemia ha ricordato a tutti.

Simona Ballatore

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