DARIO CRIPPA
Cronaca

Quando a Tokyo sbarco' tutta la Scala

Kazunori Iwakura, uomo di cultura e produttore trapiantato a Milano, rievoca la fortunata tournée

Il soprintendente Badini a Tokyo con la Scala

di DARIO CRIPPA – MILANO – Tokyo, 1981. Per la prima volta in Giappone approda la musica lirica italiana. O meglio, qualcosa si era già visto, qualche grande artista era stato già invitato a esibirsi, ma sempre con produzioni rigorosamente locali. In quel fantastico 1981 invece a mettere piede per la prima volta nella capitale nipponica, per due mesi di recite d’opera strabilianti con cast eccezionali, è il Teatro alla Scala di Milano. Tutto. Dagli interpreti all'orchestra, dal coro agli strumenti, dalle scenografie ai costumi. “Abbiamo lasciato solo i muri della Scala a Milano” scherzò l’allora soprintendente della Scala, Carlo Maria Badini.

In pochissimi probabilmente oggi rammentano quella incredibile esperienza, ma c’è un uomo a Milano che non può certo scordarla. Si chiama Kazunori Iwakura, classe 1952, ed è discendente di un personaggio storico per la storia giapponese come Tomomi Iwakura, considerato fra i padri del cosiddetto Giappone moderno e che a fine Ottocento guidò una mitica spedizione diplomatica alla volta dell’Occidente: la cosiddetta Delegazione Iwakura, che consentì all’Impero del Sol Levante di studiare per la prima volta da vicino cosa ci fosse esattamente dall'altra parte dell'oceano.

Ebbene, Kazunori Iwakura, uomo colto e sensibile, ambasciatore e ponte fra le due culture, da oltre 40 anni ha scelto di vivere proprio a Milano.

E fu proprio lui, che in Italia era venuto a studiare scenografia teatrale applicata all'opera lirica, a condurre per mano quello straordinario viaggio. Dal suo appartamento di Milano apre il libro dei ricordi.

E premette, con cortesia tutta nipponica: “Il vero merito fu del grande impresario teatrale Tadatsugu Sasaki, di cui ero l’assistente. Quell'esperienza fu un capitolo miracoloso della mia storia”.

Per quella spedizione il Teatro alla Scala portò a Tokyo qualcosa come 480 persone fra cantanti, direttori d'orchestra, orchestra, coro, maestranze, insomma ogni più piccolo meccanismo di un ingranaggio complesso e affascinante come quello necessario a mettere in scena una recita d’opera. Anzi, quattro. “Portammo il Simon Boccanegra di Verdi, il Barbiere di Siviglia di Rossini, l’Otello di Verdi, la Bohème di Puccini. E poi la Messa da Requiem di Verdi e la Petite Messe Solennelle di Rossini”.

Grandi produzioni della Scala, con regie firmate da Strehler e Zeffirelli.

E poi, direttori d’orchestra e grandi interpreti: “Alla direzione di alternavano Claudio Abbado e Carlos Kleiber. Fra gli interpreti Mirella Freni, Placido Domingo, Piero Cappuccilli, un giovanissimo Leo Nucci, Lucia Valentini Terrani, Nicolai Ghiaurov… “ e ci tocca fermarci.

Il Giappone aveva già conosciuto l’opera negli anni Settanta grazie al Covent Garden di Londra e alla Wiener Staatsoper di Vienna, ma per l'Italia si trattava della prima volta. “La Scala è andata sette volte a Tokyo, ma la nostra fu la prima, un'esperienza irripetibile. Io ero il tuttofare - ride - feci anche la comparsa nella Bohème. Per due mesi non ho quasi chiuso occhio. Nel grande albergo dove si alloggiava mi toccava passare quasi di nascosto per un sottopassaggio pur di raggiungere la mia stanza senza essere fermato per soddisfare qualche richiesta”.

Mangiare sushi non era ancora di moda alle nostre latitudini e si vocifera che nei 39 container da oltre 12 metri cadauno imbarcati dall’Italia per questo viaggio fossero nascosti fra gli strumenti anche olio di oliva e parmigiano.

Il successo della tournée fu strepitoso. Al teatro Tokyo Bunka Kaikan (2.303 posti) e alla NHK Hall (il teatro della televisione giapponese, 3.601 posti) si registrò sempre il tutto esaurito. Di notte, file chilometriche pur di accaparrarsi un biglietto. Entusiasta il soprintendente, “voleva portare la Scala in mezzo alla gente, anche nel Mondo”. E il pubblico nipponico? “Solitamente considerato un po’ freddino (forse troppo “educato” per gli standard italiani, ndr) fu in quelle occasioni più caloroso che mai. Ricordo le esplosioni in certi passaggi dell’Otello diretti dal grande Carlos Kleiber, capace di performance divine”.

Cosa si porta dietro oggi di quegli anni? “Mi rendo conto oggi che Sasaki mi ha dato la preziosa occasione di vivere in pieno un'esperienza teatrale-musicale irripetibile e gliene sono davvero riconoscente. E lo sono anche nei confronti di Carlo Maria Badini: il soprintendente è uno dei dieci uomini che mi hanno dato insegnamenti fondamentali nella vita che porto gelosamente con me ancora oggi”.

Oggi la musica lirica non sembra godere più di ottima salute, almeno in Italia. “Eppure ce ne sarebbe grande bisogno, i giovani non devono negare il grande patrimonio culturale da cui provengono”.