
La sfilata della folta delegazione italiana in un'edizione precedente del summit
Milano,30 giugno 2019 - «Io ho quello che ho donato». Riassume così, con un celebre motto di Gabriele D’Annunzio, lo spirito dei Lions chi, quello spirito, lo conosce bene: Giuseppe Grimaldi. Primario e neurologo di chiara fama, Cavaliere di Gran Croce e past presidente internazionale del Lions Clubs International. Novant’anni, è stato il primo - e al momento l’unico - italiano ad assurgere, nell’annata associativa 1994-1995, all’assoluta carica lionistica, quella di presidente mondiale. Originario di Enna, è in questi giorni a Milano perché dal 5 al 9 luglio parteciperà alla 102esima convention mondiale del Lions Clubs International, la più grande organizzazione di servizio umanitario al mondo. Grimaldi ha seguito le precedenti cinquanta. Ma questa edizione, dove sono attese oltre 20mila persone, tra soci e accompagnatori, vibra di un’emozione in più.
Sarà la prima a svolgersi in Italia. Come è cambiato il Lions Clubs International?
«Lions Clubs International è nato nel 1917, per iniziativa di Melvin Jones, uomo d’affari di Chicago, convinto, come diceva, che “non si può andare lontani finché non si fa qualcosa per qualcun altro”. All’inizio erano pochi i Lions Club, oggi sono oltre 46mila radicati in 212 Paesi nel mondo. Più degli stati membri delle Nazioni Unite che sono 193. Nel 1968 è avvenuto un passaggio importante con la nascita della Fondazione Lions Clubs International che ha lo scopo di portare a termine progetti umanitari e sostenere le nuove sfide globali del lionismo. In questi anni abbiamo costruito scuole, centri per anziani, orfanotrofi, ospedali e laboratori medici gratuiti. Lo abbiamo fatto in tutto il mondo, Italia compresa. Assieme a progetti che puntano al miglioramento delle condizioni materiali di vita, alla lotta contro le malattie, all’assistenza al mondo del bisogno o in caso di disastri naturali, ci siamo preoccupati di promuovere la cultura. Solo con la cultura un ragazzo diventa cittadino, si rende conto delle necessità del suo Paese e può essere determinante con il suo bagaglio di conoscenze».
Cos’è un Lions Club?
«In qualsiasi parte del mondo è il punto di riferimento per affrontare i problemi di una comunità in ottica sussidiaria. Noi non facciamo le scarpe a nessuno. Se qualcosa non viene fatta da un’amministrazione, a qualsiasi livello, chiediamo se possiamo intervenire. Se ci viene detto di no, ci fermiamo. Ad esempio, possiamo adottare delle strade, preoccupandoci di sistemarle e della loro pulizia, o di offrire assistenza ai disabili o agli anziani».
Perché tutto questo impegno a favore degli altri?
«Dare per essere. Solo quando si dà si realizza di essere un elemento utile. Quello dei Lions è uno spirito gioioso. La cosa più bella è riuscire a far sorridere chi soffre. Anche prendendosi la propria dose di rischio».
Una lezione che Grimaldi conosce bene: fra le sue numerose missioni umanitarie, quella in Ruanda, ai tempi del genocidio del 1994, quando salvò tanti bambini, sfidando il pericolo di saltare anche lui sulle micidiali mine anti-uomo.