L’ingegno dei milanesi anche "arius"

Luigi

Corbani*

A Milano bisogna conservare la memoria del nostro passato per dare una identità al futuro. Sono convinto che bisogna celebrare “l’ingegno milanese”, frutto di persone che sono arrivate a Milano da ogni parte dell’Italia e del mondo. Una volta si diceva "L’è un milanes arius": la verità è che moltissimi illustri milanesi erano "arius", venivano da fuori: l’“ingegno milanese” sta anche in questa capacità di integrare esperienze e culture diverse in una “milanesità” che faceva sentire tutti parte di una comunità unica, con un’identità. Vedo con pena l’autoincensamento per l’arrivo di fondi finanziari e immobiliari (a cui si fanno pagare gli oneri più bassi d’Europa), che “omologano” Milano alla globalizzazione modernista. E penso alla grande scuola di architettura e di urbanistica milanese, che ha saputo ricreare una città moderna senza abbandonare la sua anima. La politica qui non è mai stata, se non nel periodo fascista, subalterna ai poteri economici, che anzi hanno dialogato con chi rappresentava l’interesse generale della comunità sociale e civile. Sarebbe una bella cosa se il comprensorio delle Caserme Magenta (via Mascheroni) e XXIV Maggio (via Vincenzo Monti) divenisse uno spazio museale, atipico: la “città dell’ingegno” utile a dare una memoria storica e sede di elaborazione e di suggestioni per il presente e il futuro. Un luogo in cui presentare i milanesi operanti: non la storia di Milano, ma la storia dei milanesi, di donne e uomini milanesi e di quelli che sono venuti in questa città per fare Milano e farsi milanesi.

* Ex vicesindaco di Milano

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