ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Airc e l’importanza della ricerca: "Così distruggiamo le cellule tumorali"

Carmelo Carlo-Stella (Humanitas) e le nuove possibilità di cura - grazie al 5 per mille - contro il linfoma di Hodgkin

Il professor Carmelo Carlo-Stella

Per il 2022 Fondazione Airc ha messo a disposizione della ricerca sul cancro oltre 136 milioni di euro. Un investimento possibile anche grazie alle firme a favore del «5 per mille» che hanno contribuito con più di 70 milioni di euro. Con 55 milioni destinati a oltre 400 progetti di ricerca e più di 20 milioni al consolidamento di 8 programmi dedicati allo studio della malattia metastatica, responsabile del 90% dei decessi per cancro. «Insieme alle donazioni spontanee, il ‘5 per mille’ aiuta a garantire stabilità finanziaria, aspetto fondamentale che spesso manca alla ricerca» afferma Federico Caligaris Cappio, direttore scientifico di Fondazione Airc. «Sapere di poter contare su fondi consistenti e regolari ha consentito ad Airc di sviluppare nuove progettualità di lungo termine, più ambiziose ed efficaci in termini di risultati». Fondazione Airc può contare su una squadra di oltre 5 mila ricercatori, al lavoro prevalentemente in strutture pubbliche. L’impegno della ricerca in questi anni ha contribuito alla costante riduzione dei tassi di mortalità per cancro in Italia, con una diminuzione tra il 2015 e il 2021 di circa 10% negli uomini e 8% nelle donne. Donare il «5 per 1000» è semplice e non costa nulla: basta compilare il modello specifico nella dichiarazione dei redditi (codice fiscale Airc: 80051890152). 

Milano - Grazie ai passi da gigante compiuti dalla ricerca ci sono nuove speranze per i pazienti con linfoma di Hodgkin refrattari alla tradizionale chemioterapia. Fino a qualche anno fa erano soggetti, nella maggior parte dei casi, destinati a un durissimo calvario personale e anche familiare, alle prese con una malattia che non lasciava scampo. "Oggi con l’introduzione dell’immunoterapia la maggioranza di questi pazienti può essere curata. Inoltre, grazie ai progressi introdotti dalla biopsia liquida, potremo a breve fare programmi terapeutici personalizzati" afferma Carmelo Carlo-Stella, professore ordinario di Ematologia e direttore della scuola di specializzazione di Ematologia alla Humanitas University nonché capo sezione di Malattie linfoidi all’ospedale Humanitas di Rozzano. Grazie al supporto di Fondazione Airc, dal 2017 è titolare di un progetto Investigator Grant all’Humanitas il cui scopo è studiare - assieme al suo team composto da medici e biotecnologi - il Dna tumorale circolante nel sangue di pazienti con Linfoma di Hodgkin.

Professor Carlo-Stella, cos’è il linfoma di Hodgkin?

"È un tumore dei linfociti B. Nella gran parte dei casi il primo sintomo del linfoma di Hodgkin è un ingrossamento dei linfonodi. È una patologia rara (ogni anno ogni 100mila abitanti i nuovi casi sono 2 o 3) ma ha un impatto emotivo rilevante, dal momento che colpisce soprattutto giovani in una fascia di età tra i 20 e i 30 anni. Non c’è nessun fattore di rischio predisponente e quindi non è possibile prevenirne l’insorgenza. Circa l’80% dei pazienti guarisce. Tuttavia, c’è un 20% dei pazienti con Linfoma di Hodgkin che è refrattario alla chemioterapia e alla radioterapia. Prima la stragrande maggioranza di questi soggetti - circa l’80% - era destinata a scomparire nell’arco di 3 anni. A cambiare la storia naturale della malattia è stata l’introduzione, intorno al 2014, di una nuova forma di immunoterapia che attiva i linfociti T".

Cosa prevede?

"Questa immunoterapia si basa sulla somministrazione di anticorpi monoclonali in grado di attivare il sistema immunitario per distruggere le cellule di linfoma di Hodgkin. Nella maggior parte dei casi funziona da sola; in altri casi può essere combinata con la chemioterapia e col trapianto di cellule staminali. In questo modo la stragrande maggioranza di pazienti refrattari (l’80%) oggi può essere curata. Attraverso la biopsia liquida che in sostanza è un esame del sangue stiamo facendo un passaggio in più. Dal plasma è possibile estrarre nanogrammi di Dna tumorale che circola nel sangue di tutti i pazienti con tumore, incluso il Linfoma di Hodgkin".

Perché è così importante?

"Sequenziando il Dna tumorale si possono ottenere straordinarie informazioni sulla presenza di mutazioni del Dna che si associano a una malattia refrattaria. Di più: con l’esame genetico possiamo comprendere dopo pochissimi cicli di terapia se il paziente sta rispondendo bene alla immunoterapia o alla chemioterapia, misurando la scomparsa o le modificazioni del Dna tumorale nel sangue. Significa che oggi possiamo indirizzare meglio la nostra terapia. Per il momento possiamo dire coi nostri studi di avere messo in piedi modelli che funzionano. Il prossimo passo sarà validare questi modelli su casistiche più ampie".