ROSARIO PALAZZOLO
Cronaca

L’indagine sul rogo mortale: "Fu un tentato omicidio"

Cinisello, arrestato Francesco Lucanto, il suo complice morì nell’incendio "Appiccarono il fuoco per punire il disabile che entrambi sfruttavano"

di Rosario Palazzolo

La sensazione che qualcosa non tornasse nei racconti dei primi momenti la si era avuta da subito. I carabinieri che la sera del 23 maggio del 2019 erano intervenuti al terzo piano della popolare palazzina di via Friuli 3, nel cuore del rione Crocetta, avevano raccolto diverse testimonianze di persone che parlavano di un incendio doloso. Di una ritorsione finita in tragedia.

Ma per giungere alla verità – o almeno a quella ipotizzata dalla Procura di Monza – si è dovuto attendere un anno e mezzo, con la conclusione di una delicata indagine che i carabinieri di Milano, coordinati dalla Procura monzese, hanno condotto in modo minuzioso, mettendo insieme le testimonianze e le tante incongruenze con i primi racconti. Una indagine che soltanto ieri mattina ha portato all’arresto di Francesco Lucanto, 57 anni, accusato di circonvenzione di incapace e di tentato omicidio aggravato.

Quella che è emersa è una storia incredibile di sfruttamento di un incapace da parte di un uomo senza scrupoli. E di un incendio appiccato in modo premeditato, con lo scopo di punire quell’invalido che aveva deciso di non piegarsi più al loro volere. La storia è quella di Maurizio Colognese, soggetto in cura per una psicosi che lo aveva reso invalido al 100 per cento. Il suo vicino di casa, Francesco Lucanto, già dal 2016 si era offerto di “aiutarlo” nell’acquisto del cibo e nel pagamento delle bollette.

Ma nel tempo Lucanto era riuscito a farsi dare in uso il bancomat, con il quale poteva disporre dell’intera pensione di invalidità di Colognese, circa 800 euro al mese. Proprio questo deve avere indotto i due a litigare. E secondo gli investigatori le resistenze di Colognese nel continuare a mettergli a disposizione la sua unica fonte di reddito sarebbero il movente del terribile attentato.

L’indagine dei carabinieri ha ricostruito che quella sera del 23 maggio scorso Lucanto e il suo amico e complice Martino Iacino, 55 anni, erano partiti da Arcore e lungo la strada si erano fermati a una stazione di servizio, dove avevano prelevato e messo in una tanica benzina per 5 euro. Con quel liquido infiammabile si erano presentati a casa di Colognese e gli avevano inzuppato la porta di ingresso. Lo avevano fatto dall’interno, in modo che l’incendio potesse apparire un incidente domestico.

Ma avevano sottovalutato il potere incendiario del liquido, che aveva creato un ritorno di fiamma capace di ustionare a morte Iacino.

Nelle ore successive alla tragedia si era parlato del sacrificio eroico del cinquantacinquenne di Arcore per salvare un uomo a lui sconosciuto. Ma i dubbi e le incongruenze avevano ben presto preso il sopravvento fino ad arrivare all’arresto di ieri.