L’incubo di un invalido senza lavoro "Ci sfrattano, non so dove andare"

Con il Covid le condizioni di salute si sono aggravate ma Antonio non riceve nessun sussidio. Lui e la moglie da tre anni non riescono a pagare l’affitto, il 24 devono lasciare l’abitazione a Bareggio

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di Giovanni Chiodini

Da diversi mesi ormai Antonio vive in carrozzina. Non può lavorare e anche la moglie Veronica non ha un’occupazione, dovendo accudire il marito. Senza reddito non possono pagare l’affitto e rischiano lo sfratto (dopo diversi tentativi a vuoto, il 24 gennaio sarà esecutivo).

"Prima – dice la donna – lavoravamo entrambi, io come barista: così ho conosciuto Antonio, riforniva i locali pubblici".

Il Covid ha significato la perdita del posto di lavoro per Antonio, affetto da una grave forma di diabete, e l’aggravamento delle sue condizioni. "È stato ricoverato per otto mesi in diversi ospedali, rischiando anche l’amputazione della gamba. Successivamente ha avuto un ictus. Questo ha significato un altro periodo di ricovero e altre cure. Adesso periodicamente deve recarsi al Don Gnocchi per un programma di riabilitazione di qualche ora alla settimana".

Ad Antonio è stato da poco riconosciuto l’ 85% di invalidità, ma non l’accompagnamento. E non riceve alcun sussidio. Prima del Covid, lui e la moglie riuscivano a pagare l’affitto dell’abitazione di via Veneto, occupata da oltre 17 anni dalla coppia e dai loro due figli. "Magari non proprio al primo del mese, ma abbiamo sempre pagato prima che perdessi il lavoro" dice Antonio.

Da tre anni non possono più pagarlo e il debito accumulato è rilevante. L’uomo vive con disagio questo momento. "Sono notti che non riesco a dormire. È brutto per un uomo non riuscire a garantire un tetto alla moglie e ai figli. Il 24 ci sfrattano. Dove andremo?". La sua domanda resta inesorabilmente senza risposta. "Non abbiamo parenti in grado di aiutarci" dice la moglie. La coppia ha cercato alloggio in una casa d’accoglienza del Magentino ma sono sorte difficoltà logistiche. Altre sistemazioni non se ne trovano.

In Comune la situazione di Antonio e Veronica è nota. "Abbiamo più volte cercato una soluzione ma non è facile trovarla se dall’altra parte trovi sempre persone che rifiutano ogni tipo di proposta – dice il sindaco Linda Colombo –. Non disponiamo di alloggi per casi di assoluta emergenza. Neanche nei Comuni a noi vicini ce ne sono. L’unica soluzione resta la domanda per una casa popolare: abbiamo proposto loro una sistemazione in albergo, almeno sino al momento in cui ci saranno le graduatorie, sobbarcandoci gli oneri dell’alloggio, ma la proposta è stata rifiutata. Non resta che attendere il 24, anche se in presenza di una persona in carrozzina non penso che si potrà eseguire lo sfratto".

"È una situazione che si è incancrenita, di difficile soluzione – aggiunge il sindaco –. Le proprietarie della casa sono persone coscienziose, hanno altri alloggi nella stessa palazzina assegnate a persone poco abbienti, ma nessuno ha accumulato un debito così alto per morosità".

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