MA.GU.
Cronaca

World Cancer Day, nuovi aspiranti volontari Lilt Milano. "Chi prova, non torna indietro"

Esperienze che restano nel cuore, come testimonia Alessandro, che da 19 anni si occupa del servizio di accompagnamento

Lilt Milano, corso per aspiranti volontari

Milano, 4 febbraio 2020 - Una locandina, una telefonata e un corso da seguire. Alessandro sapeva cosa stava scegliendo di fare ma, forse, non sapeva quante emozioni avrebbe vissuto. “In pensione mi ero ritrovato con tanto tempo libero - spiega - e, quando ho visto il manifesto della Lilt Milano che cercava nuovi volontari, ho pensato di candidarmi”. E prosegue: “Una decisione presa anche perché anni prima avevo avuto alcuni casi di cancro in famiglia e avevo conosciuto questa realtà da vicino. Mi piaceva pensare che avrei potuto stare vicino a chi si trovava ad affrontare la malattia”. Alessandro, oggi 75enne,  è stato preso: da 19 anni lavora al servizio di accompagnamento. Si reca quindi a casa degli ammalati e li porta in auto a fare le terapie. Poi, li riaccompagna alle loro abitazioni. Viaggi più o meno brevi, ma sempre molto intensi: ogni volta torna arricchito di qualcosa. 

Durante questo lungo periodo ha incontrato moltissime persone, ma due in particolare gli sono rimaste nel cuore. “Milena è una bambina di quattro anni. Lei e sua mamma vivevano fuori città e un giorno sono andato a prenderle per portarle a fare le terapie all’Istituto dei Tumori di Milano - racconta Alessandro -. Per tutto il viaggio di andata e anche in ospedale mentre aspettavano il loro turno, madre e figlia hanno giocato e riso tantissimo, come davvero pochi pazienti che ho incontrato fanno“. Poi, rivela: “Nel viaggio di ritorno la bimba si è addormentata e in quel momento mentre guidavo, ho guardato lo specchietto retrovisore e ho visto la sua mamma, una ragazza giovane, scoppiare letteralmente in lacrime”. E una domanda: “Perché proprio mia figlia?”. Alessandro non sapeva cosa dire. “Poiché non c’è è una risposta a una domanda del genere, l’ho solo abbracciata. È stato un momento molto toccante, lo ricordo ancora come fosse oggi anche se è successo nei primi anni 2000. Spero che Milena sia riuscita a guarire”.

L’altro ricordo indelebile è Manuela. Lei purtroppo non ha vinto la sua battaglia. “Aveva 14 anni, viveva a Monza ed era di origini egiziane - racconta ancora Alessandro -. Era affetta da un tumore alle ossa e io per molti giorni l’ho accompagnata insieme a sua madre a fare le terapie“. Manuela adorava la musica e durante i vari viaggi tutti e tre ascoltavano le sue canzoni preferite ad alto volume. “Un giorno, mentre tornavamo a casa mi ricordo che improvvisamente era diventata tutta cupa”, prosegue il volontario. Il motivo? Non aveva voglia di tornare a casa a mangiare la minestra.  Davanti a questa spiegazione, ecco la proposta di andare a gustarsi un panino e una coca cola. Non avevo ancora finito di formulare la frase - ha concluso Alessandro - che subito le si sono illuminati gli occhi, era felicissima”. E lo era anche lui. Quel sorriso e quella luce sul volto di Manuela erano riusciti a rischiarare un momento buio e triste. 

Capita spesso che i volontari della Lilt vivano emozioni di questo tipo. Per questo vale la pena dedicare un po’ del proprio tempo per conoscere questa associazione. E chissà, magari anche entrare a far parte della squadra. “Alcuni di loro sono con noi dal primo giorno e hanno poi coinvolto figli, compagni, amici - spiega il presidente di Lilt Milano Marco Alloisio -  Il contagio vitale del volontariato è irresistibile, chi lo sperimenta non torna indietro. La scala anagrafica del nostro team va dai 18 agli 80 anni”. Nel solo anno scorso, i volontari hanno permesso di raggiungere numeri considerevoli123mila ore di attività, più di 11mila interventi assistenziali e oltre 10mila accompagnamenti alle terapie. 

Oggi, 4 febbraio, nella Giornata Mondiale Contro il Cancro, prende avvio la prima giornata del XXXVI corso di formazione e qualificazione del volontario in oncologia di Lilt Milano. Sono 95 i candidati selezionati per unirsi alla nutrita schiera dei 600 volontari Lilt Milano e saranno impegnati in 5 giornate di formazione tenute da 27 docenti tra medici oncologi, psicologi, filosofi, esperti di comunicazione e collaboratori dell’associazione provenienti da sette realtà associative e ospedaliere di rilievo tra cuil’Istituto Clinico Humanitas, la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, la Federazione Cure Palliative e la Società Italiana Psiconcologia–Sez. Lombardia.

I volontari sono la nostra forza e il nostro cuore, dice Alloisio. “Passione, preparazione e dedizione rendono possibile i risultati che ogni giorno riusciamo a raggiungere. Siamo stati tra i primi a capire che questo tipo di volontariato richiede una formazione solida, a prescindere dal ruolo che si gioca in questa grande squadra. E così, ormai quasi 40 anni fa, abbiamo dato vita alla nostra scuola di formazione per soddisfare il bisogno di un volontariato qualificato per noi e per altre associazioni. Un percorso formativo che spazia tra oncologia, psicologia, strumenti di marketingfilosofia ed etica, capace di porre le basi per un accompagnamento - al paziente e al volontario - lungo tutto il ciclo della relazione con LiltT”. Numerose e variegate sono le aree in cui operano i volontari: dall’assistenza ai malati, all’accoglienza negli ambulatori di diagnosi precoce, alla sensibilizzazione negli eventi in piazza, alla raccolta fondi, a mansioni negli uffici.

La Scuola di Lilt Milano, istituita nel 1984, la prima in assoluto su tutto il territorio italiano, è diventata negli anni un vero e proprio modello per il Terzo settore. Oltre a formare i volontari di Lilt Milano, si occupa anche di quelli che presteranno il loro servizio per conto di altre associazioni. Sono 3200 sono i volontari formati fino a oggi a cui si vanno ad aggiungere oltre 2000 volontari di altre realtà associative. Al corso in partenza il 4 febbraio oltre ai 95 aspiranti volontari ci saranno, infatti, altre 50 persone che lavoreranno per altre realtà attive in ambito oncologico. Sono occasioni da non perdere. Perché dare dona più gioia che ricevere, non perché è privazione, ma perché in quell’atto ci si sente vivi, amare è più importante che essere amati.