
Federico Riccardo Chendi e Riccardo Bernini, gestori dello storico locale Ligera
Milano, 2 marzo 2021 - "Ecco, la musica è finita. Non siamo soliti gettare la spugna ma quando ci vuole, purtroppo, ci vuole". Spazio Ligera di via Padova 133 abbassa le serrande per sempre, schiacciato dalle conseguenze della pandemia: "Non possiamo più essere noi. Siamo fatti per l’aggregazione, per la musica dal vivo, per i ritrovi gomito a gomito. Il nostro è un locale a metà strada fra una Casa del popolo e un’attività underground all’avanguardia, in mezzo alla via più multietnica, contraddittoria e forse anche innovativa di una città che cambia pelle ogni anno", spiegano i due soci, Federico Riccardo Chendi e Riccardo Bernini.
I due ieri su Facebook hanno dato l’addio al quartiere dopo quasi 14 anni di iniziative, scegliendo nel 2007 di aprire uno spazio per il ristoro, la musica e la cultura "in una zona da cui tutti scappavano. Noi ci abbiamo creduto prima ancora che nascesse NoLo", la sigla che sta per Nord Loreto e che identifica oggi quella porzione di città in trasformazione. "Ora siamo costretti a chiudere", sottolinea Chendi, 43 anni, che prima ancora affiancava i suoi genitori nel ristorante preesistente organizzando rassegne jazz. "Non ce la facciamo più, non lavoriamo da un anno: gli unici aiuti sono stati la possibilità di collocare il dehor e il contributo del Comune grazie al bando per il Piano Cultura (7.400 euro, ndr). Così siamo riusciti a sopravvivere. Ma le regole che impongono aperture a singhiozzo e che di fatto ci impediscono di svolgere il lavoro per cui lo Spazio Ligera è nato non ci consentono di andare avanti. Noi non siamo fatti per le colazioni o i pranzi, il nostro è un luogo di cultura dal basso, che promuove la socialità", precisa Chendi. "Abbiamo resistito a tutto, al coprifuoco Moratti-De Corato (la storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa), abbiamo retto anche l’urto forte di chi ci voleva taglieggiare (nell’estate del 2018 erano arrivate intimidazioni, ndr ), sembravamo invincibili ma adesso ci arrendiamo. Lo facciamo per motivi economici, con il cuore non lo avremmo mai fatto".
Sulla resa, l’ennesima di uno spazio culturale di quartiere, si pronuncia anche il delegato del sindaco alle Periferie Mirko Mazzali: "Quando e se riusciremo a battere il virus, avremo mille di queste situazioni, posti dove si faceva cultura, si poteva stare insieme con prezzi equi, che sono stato sconfitti anche da una incapacità di trovare soluzioni. Oggi è una brutta giornata per Milano". I clienti affezionati sono in lacrime, rimpiangono lo spazio sotterraneo che era per musica dal vivo, rassegne cinematografiche, presentazioni di libri, incontri politici e civili, e la saletta superiore in cui ci si immergeva in un’osteria stile vecchia Milano. Ora resta lo striscione d’addio: "Adios, amigos". Resiste però il piccolo editore Ligera Edizioni: "Pensiamo di scrivere un libro – conclude Chendi –. E ricominciare in futuro a organizzare eventi come associazione culturale".