LAURA LANA
Cronaca

Alla Ecobat di Paderno licenziamento collettivo per sette dipendenti: la protesta fuori dai cancelli

Cinque persone sarebbero disposte all’esodo incentivato. I sindacati: “La società si accontenti di quelle”

La protesta fuori dai cancelli di Ecobat

La protesta fuori dai cancelli di Ecobat

Paderno Dugnano (Milano) – Hanno protestato davanti ai cancelli i dipendenti di Ecobat, azienda leader mondiale nel riciclaggio delle batterie e nella produzione di piombo. I vertici della società hanno infatti annunciato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per 7 dipendenti sui 66 addetti attuali (erano circa 300 vent’anni fa).

"Quest’azienda arriva da 9 mesi di cassa integrazione, iniziata a ottobre 2022. È poi ripartita e dall’8 novembre è iniziata questa trattativa – spiega Antonio Iavarone della Fim –. La società è gestita da un fondo americano, che ha questo polo e uno a Marcianise: in provincia di Caserta non sono stati dichiarati esuberi".

L’ultimo round ha visto impegnata la Regione, che ha convocato ufficialmente le parti per la fase istituzionale. "L’azienda punta ad avere un mancato accordo, per poter agire unilateralmente – continua Iavarone –. È vero, c’è stato un calo della produzione, ma per noi è normale perché il sito è rimasto praticamente fermo per 9 mesi e qualche cliente può essere andato altrove. Ma ora sono ripartiti i forni e il lavoro si è riassestato, coprendo tre turni". Sette esuberi, a oggi i vertici di Ecobat hanno convocato 19 dipendenti. "Per noi è un modo per confondere le carte e non far capire di quali persone vogliono fare a meno. Secondo noi hanno già l’elenco".

Cinque addetti avrebbero anche già dato disponibilità a uscire da soli dal sito industriale di via Beccaria, accettando la proposta di 14 mensilità come buonuscita, praticamente un anno di stipendio: di questi solo due hanno i requisiti per il prepensionamento e uno di loro potrebbe ambire allo scivolo solo dal prossimo anno. "Nonostante questo, Ecobat resta ferma sui 7. Noi chiediamo all’azienda che si accontenti di questi 5, tenendo anche aperta per un anno e non per quattro mesi la mobilità per le uscite su base volontaria, senza che venga usata la procedura dei licenziamenti in modo unilaterale".

Ieri davanti alla mensa in via Beccaria c’erano tutte le sigle: Fim, Fiom, Uilm e la Rsu. "Nella procedura di licenziamento collettivo è stato individuato anche un delegato sindacale e c’è un lavoratore in pensione che è stato riassunto. Se dovessimo essere maliziosi, dovremmo pensare che l’azienda voglia liberarsi di alcuni specifici contratti e di quelli più onerosi".