GIUSEPPE DI MATTEO
Cronaca

"Io, libraio per amore senza elettricità". L'avventura di Daniele in via Altamura

A 55 anni ha aperto la sua libreria

Il libraio Daniele

Milano, 22 agosto 2016 - "Respiravo un odore forte. Di carta. Lontano come la mia infanzia, quando andavo dai grossisti per conto di mio padre, che possedeva una cartolibreria. È lì che ho cominciato a coltivare la mia passione per i libri". Certi mestieri passano di padre in figlio, anche se a volte richiedono alcuni passaggi difficili da comprendere. Daniele, milanese di 55 anni, ha dovuto aspettare molto tempo prima di diventare libraio. Per anni ha esplorato vari mestieri e ha lavorato come farmacista da banco. Poi ha deciso di cambiare, trasformando la sua passione in un lavoro a tempo pieno. O quasi. La sua libreria, aperta un anno fa in via Altamura, ha orari abbastanza peculiari: dalla mattina al tramonto. Il motivo? Manca l’elettricità. Una scelta che qualcuno ha letto come rivoluzionaria, ma che in realtà è legata all’alto costo delle bollette. "Per cinquant’anni qui c’è stato un negozio di articoli sportivi – racconta – poi sono arrivato io e ho rilevato questo immobile, con parecchie spese. Sto bene così. Non ho bisogno di luce, e nemmeno del frigo".  L’insegna della libreria si scorge solo a pochi passi dall’entrata. Non c’è un telefono fisso, il cellulare è "un regalo" di sua sorella che cela agli sconociuti, esattamente come fa con il suo cognome. "Chiamami Daniele – dice – e se vuoi parlare con me vieni pure qui". Tra gli scaffali regna uno strano silenzio, interrotto di tanto in tanto solo dal chiacchiericcio del bar accanto. A occhio e croce il negozio contiene qualche migliaio di volumi, tutti rigorosamente usati ­ per lo più saggistica, poesia e narrativa ­ anche se qualche bestseller fa timidamente capolino di tanto in tanto. Un terzo dei libri proviene dalla sua biblioteca personale. 

"Li compro da quando avevo 15 anni – sottolinea senza scomporsi –. Sono cresciuto con i “Supercoralli” e i “Millenni” della Einaudi". Daniele ama parlare a ruota libera, ma trasuda una calma olimpica che si specchia sui suoi capelli brizzolati. Anche quando parla degli affari, che non vanno molto bene. "Per andare avanti dovrei vendere in media una quarantina di libri al giorno – dice – soprattutto considerando che il prezzo è notevolmente ridotto. Ma ci sono giornate grame, con pochi clienti...". Nonostante ciò, non vuole saperne di adeguarsi a certe pieghe della modernità. Un archivio digitalizzato? "Ma no". I social network? "Un’illusione. Il mondo è già abbastanza connesso e fin troppo veloce – sospira –. Il rischio è solo quello di creare pasticci", anche se non si capisce bene cosa intenda. Il libro è "il suo migliore amico", ma non si danna l’anima per selezionare la clientela: "Da me viene solo chi ha davvero voglia di leggere – spiega – e questo posto nasce come un regalo che ho deciso di fare a me stesso e agli altri, condividendo ciò che mi piace fare".  Nel suo sistema-­mondo esistono compratori e lettori. I primi "spendono ma non leggono", i secondi "si preparano" anche se poi non sono di manica larga. Ed è a loro che Daniele si rivolge. Ma non ha fretta, né patemi. Sulla vetrina si nota di sbieco il cartello “Vendesi”. "Se chiudo bottega torno in farmacia – afferma con nonchalance –, avevo una vita anche prima...".