L’ex sindaco Trezzi torna in libertà

Cinisello, stessa decisione anche per il marito Imberti. Resta invece ai domiciliari l’imprenditore Cipelletti

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Tornano tutti liberi, tranne l’immobiliarista, gli indagati per la presunta corruzione nell’operazione urbanistica ex Auchan-parco del Grugnotorto. Ma perché si sono dimessi da ogni carica pubblica o politica, mentre restano considerati gravi gli indizi di colpevolezza. La gip del Tribunale di Monza, Patrizia Gallucci, ha disposto la revoca delle misure di custodia cautelare per l’ex sindaca Pd Siria Trezzi e il marito Roberto Imberti, che erano agli arresti domiciliari, e anche per l’ex assessore Ivano Ruffa e l’ex consigliere comunale Franco Marsiglia, che avevano l’obbligo di firma in caserma. La revoca delle misure è stata decisa dalla giudice perché sono venute a mancare le esigenze cautelari, visto che la Trezzi e Ruffa si sono dimessi da ogni incarico pubblico e politico (Siria Trezzi ha rimesso le deleghe di consigliera della Città Metropolitana e Ivano Ruffa da coordinatore cittadino per il Pd), mentre Imberti si è dimesso dalla carica di presidente di un gruppo di cooperative edilizie. La revoca non ha però a che fare con i gravi indizi di colpevolezza, che sono ritenuti ancora sussistenti. Le accuse nel merito non sarebbero state scalfite dalla versione dei fatti fornita dagli indagati. "Ho sempre agito solo per il bene della collettività. Il mio sogno per Cinisello era quello che avesse un polmone verde", sostiene Siria Trezzi. La revoca per l’ex consigliere comunale Franco Marsiglia è relativa invece a problemi di salute. I pm Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo, titolari dell’inchiesta, avevano dato il parere favorevole alla remissione in libertà per tutti gli indagati che l’hanno chiesto, tranne che per Roberto Imberti, accusato di aver fatto da intermediario tra la moglie amministratrice pubblica e l’imprenditore privato interessato alla compensazione urbanistica ritenuta oggetto della corruzione. La decisione di revocare anche a Imberti gli arresti domiciliari pare sia legata al fatto che non aveva senso che i coniugi, già nell’insolita situazione di essere detenuti insieme ai domiciliari nella stessa casa, potessero ritrovarsi lei in libertà e lui ancora costretto tra le mura domestiche. Ma soprattutto a favore del “faccendiere” è intervenuto il venir meno del suo presunto ruolo di intermediario, ora che la moglie non ha più alcun incarico nella pubblica amministrazione.

"Mi vengono 250-300mila euro e devo decidere cosa farne", confida Imberti a un amico in un’intercettazione entrata nelle carte dell’inchiesta. Ma per lui era solo una battuta scherzosa. Resta invece ancora agli arresti domiciliari l’immobiliarista Paolo Cipelletti, che lunedì mattina, all’interrogatorio di garanzia davanti alla giudice in Tribunale a Monza, si è avvalso della facoltà di non rispondere e non ha presentato alcuna istanza di revoca della misura cautelare. Non è escluso che nei prossimi giorni il costruttore si presenti in Procura con il suo avvocato per essere sentito dai pm.

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