Marco Crespi, ex coach di Olimpia Milano e oggi stimata voce di Sky e direttore dell’Academy dell’Aquila Trento, commenta i temi caldi della pallacanestro mondiale in questa fase di "calma piatta" tra la fine del torneo olimpico e il via della stagione dei club. Parigi 2024, per molti osservatori, è una nuova tappa di avvicinamento del basket europeo, o FIBA, a quello NBA.
È una visione verosimile?
"Indubbiamente vedere stelle come Kevin Durant, LeBron James e Steph Curry dare tutto per l’obiettivo medaglia d’oro è aspetto rilevante. Non solo per la serie di triple del leader dei Warriors in finale con la Francia, ma anche per la fisicità espressa da LeBron al suo fianco. Ma non parlerei di polarizzazione, bensì di globalizzazione. Da tempo grandi giocatori europei si formano sotto ogni aspetto in NBA. La pallacanestro è una, non è un confronto FIBA-NBA. Per fare un esempio, parliamo della Francia. Evan Fournier ad un certo punto della competizione ha dato il suo punto di vista sulla gestione tecnica del team".
L’Italia è rimasta fuori dal torneo olimpico. Si parla molto di settori giovanili dimenticati, si spendono spesso anche parole banali e inutili sul lavoro dei club. Qual è il suo punto di vista?
"Generalizzare non è mai la strada. In Italia non ci sono solo pessimi settori giovanili, così come in Spagna non tutti lavorano nella giusta direzione. Guardiamo i risultati delle nostre nazionali giovanili. Under 17 e Under 16 hanno ottenuto ottimi risultati. Questo perché sino a quell’età, evidentemente, si sviluppa nella maniera corretta, poi nell’ultimo passaggio sino alle prime squadre qualcosa viene a mancare. Oggi i campionati Eccellenza sono troppo numerosi, e faccio anche un esempio: in Spagna e Germania si possono introdurre più giocatori stranieri che, alla lunga, possono essere considerati "atleti di formazione" e quindi utilizzati anche dalle nazionali. Oggi come oggi si sta lavorando al progetto squadre B, mi chiedo se una soluzione intelligente non possa essere anche una Junior League".
L’Olimpia Milano in estate ha salutato il capitano Nicolò Melli. Cosa ne pensa?
"Difficile, anzi impossibile giudicare da fuori. Si vanno a sommare vari aspetti, dalla valutazione tecnica a quella economica, di cui non abbiamo diretta conoscenza".
Una cosa è certa, dopo due stagioni flop in EuroLeague, ma tre scudetti in fila, Ettore Messina pare aver scelto una strada diversa nella composizione del roster.
"Posso solo dire che, finalmente, non si è guardato solo al patentino di EuroLeague, come se per giocare in questa competizione ci volessero giocatori con quattro o cinque stagioni di esperienza".
Ma questa EuroLeague, vista la massiccia presenza di giocatori del nostro continente in NBA, sta andando nella direzione giusta?
"Non credo che il tifoso del Real Madrid, mentre guarda la sua squadra, pensi a chi oggi non c’è più, o ha scelto l’NBA giovanissimo. La fidelizzazione prosegue ugualmente, posso solo ribadire il concetto visto con Milano: perché puntare solo su giocatori di provata esperienza EuroLeague e non cercare più in profondità?".
LBA: sarà sempre e solo Olimpia Milano-Virtus Bologna?
"L’Olimpia la vedo un piano più in alto. Poi è naturale, tutto parte dalla due squadre di EuroLeague. Ma vedo in Italia un mercato diverso, dove si sono scelti giocatori più funzionali ad un’idea, o un progetto. Un’idea di scouting diversa e accattivante".