Sulla strada per Binario 21 sotterranno dal quale, ottant’anni fa, gli ebrei erano costretti a salire sui treni diretti ad Auschwitz per permettere ai milanesi di fingere di non vederli, qualcuno ha sentito il bisogno di scrivere “Palestina libera” sul murale dei Simpson deportati, anche se la loro stella di David non è quella della bandiera d’Israele, ma quella gialla che i nazifascisti imposero agli ebrei. Basterebbe questa immagine a illustrare quello che ieri ha raccontato al Memoriale della Shoah l’Oscad, osservatorio interforze (carabinieri e polizia) per la sicurezza contro gli atti discriminatori.
Le segnalazioni di antisemitismo, che già erano in aumento (da 98 nell’intero 2022 a 105 dal 1° gennaio al 6 ottobre del 2023), dopo l’attacco di Hamas e la reazione di Israele contro Gaza sono esplose: 216 negli ultimi tre mesi del 2023, e 129 nei primi quattro mesi di quest’anno, per un totale di 345 contro le 82 che s’erano contate un anno prima nello stesso periodo, con 41 reati d’odio rispetto ai 15 registrati dal 7 ottobre 2022 al 1° maggio 2023. Ha almeno tremila anni, osserva Vittorio Rizzi, preidente dell’Oscad, l’antisemitismo inteso come odio degli ebrei. Precisazione non superflua tra cortei e acampade in cui si dichiara, a mo’ di scriminante, che "i palestinesi sono semiti", auspicando al contempo una Palestina "dal fiume al mare", che non prevede l’esistenza di uno Stato di Israele. Di cortei sul conflitto in Medioriente, dal 7 ottobre 2023 al 1° maggio scorso, in Italia se ne sono contati 1.378: 230 erano per la pace, 39 a sostegno di Israele, 1.109 in solidarietà ai palestinesi. In un’Italia che "ha un’altissima presenza di persone di religione islamica che sostengono la causa palestinese", ricorda il giornalista Enrico Mentana, gli ebrei sono una minoranza che conta poco più di trentamila iscritti a 21 comunità, anche se, sottolinea Milena Santerini, vicepresidente del Memoriale, molti "pensano che siano da 500 mila a due milioni. Sempre sopravvalutati, ritenuti potenti, ricchi, capitalisti".
Ma soprattutto, "gli ebrei italiani non c’entrano nulla con le decisioni politiche di Israele, eppure veniamo accusati di tutto quello che noi per primi non vorremmo vedere", dice Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz dove fu deportata a 13 anni, che a quasi 94 non può dimenticare quando a otto, nel 1938, "mi dissero che non potevo più andare a scuola per la colpa di essere nata. Forse sono vissuta invano. Per trent’anni sono andata nelle scuole a testimoniare" e "ricevo minacce pazzesche, ma cosa volete che abbia paura a uscire? Io ho visto il peggio". L’odio social è scattato con la nomina a senatrice a vita, nel 2018: "Dal niente sono diventata nota, e anche odiata ma anche, per fortuna, amata". All’uscita, la piccola scolaresca che ha seguito tutto il convegno dalle ultime file le corre dietro per salutarla.