Milano, 11 dicembre 2024 – Il futuro del centro sociale Leoncavallo infiamma di nuovo la politica e dà fuoco alle ceneri di una nuova polemica fra il sindaco Sala e la Lega. In attesa di risolvere il rebus dello sgombero, dopo che ieri l’ennesimo “tentativo” di liberare gli spazi occupati dal 1994 si è alla fine concluso con un nulla di fatto – l’ufficiale giudiziario si è presentato in via Watteau a notificare l’atto e si è trovato di fronte un “muro” di 300 militanti dei collettivi – il sindaco di Milano Beppe Sala ha voluto sottolineare il “valore storico del Leoncavallo” nella storia di Milano. “Stiamo cercando un nuovo spazio – queste le parole del primo cittadino a margine della presentazione del libro Photoansa 2024 al Belvedere di Palazzo Lombardia –. Io credo che, anche se le mie parole possono non piacere a tutti, il Leoncavallo sia un valore nella nostra società, un valore storico nella nostra città, e deve continuare ad esserlo. È un luogo pacifico di impegno, quindi che il Comune dia una mano è necessario”. Sala ha anche confermato che “ci stiamo impegnando attraverso l'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi. Spero di poter proporre a chi oggi vive il Leoncavallo un'altra location dignitosa e che possa funzionare per gli scopi per cui il centro sociale continua a vivere”.
Sardone: “Sono delinquenti"
Ce n’è stato abbastanza per scatenare le ire della Lega. “Riteniamo gravissime le parole di elogio per i delinquenti del Leoncavallo da parte del sindaco – le reazioni di Samuele Piscina, consigliere comunale di Milano e segretario della Lega e Silvia Sardone, europarlamentare e consigliera comunale leghista –. Nessun primo cittadino a oggi ha mai usato parole di miele nei confronti di chi non rispetta i principi costituzionali e democratici del nostro Paese. Siamo sgomenti per quanto ha dichiarato e gli chiediamo di fare un passo indietro o di dimettersi immediatamente. Chi sbeffeggia la legge, la democrazia e la Costituzione non può rappresentare i milanesi. Lo ricordiamo: nel Leonka si spaccia droga alla luce del sole con tanto di iniziative sponsorizzate sui loro canali, si volgono attività di ogni tipo senza pagare tasse o affitti, si nega la possibilità di riposo dei cittadini di Greco. Non è concepibile che il Comune e la sinistra milanese premino con la ricerca di uno stabile, magari comunale, chi fino a oggi ha svolto unicamente attività illegali creando morte e disagi e occupando abusivamente più stabili, in barba al diritto di proprietà privata. Vergogna".
De Corato: “Basta agevolazioni”
Non ha mancato di far sentire la sua voce anche lo storico vicesindaco di Milano – ai tempi delle Giunte Albertini e Moratti – e oggi deputato e vicepresidente della Commissione Affari costituzionali della Camera Riccardo De Corato (FdI): “Ieri mattina (martedì 10 dicembre, ndr) abbiamo assistito al 103esimo rinvio dello sgombero in 19 anni. Ma la cosa ancor più grave è che il Comune si impegnerà per dar loro uno stabile di sua proprietà. Io farò di tutto affinché ciò non avvenga mai e battaglierò nelle opportune sedi istituzionali. Basta agevolazioni al Leonka! Mi opporrò con tutte le mie possibilità, forze e facoltà perché trovo ingiusto e disonesto che dei violenti abusivi pluridecennali, come appunto sono i leoncavallini, ricevano agevolazioni e corsie preferenziali da Palazzo Marino a discapito di numerose associazioni e milanesi onesti, che ne avrebbero sacrosanto diritto".
Martedì 10 dicembre l’ufficiale giudiziario ha rinviato lo sgombero al 24 gennaio 2025. Se verrà di nuovo rinviato, o effettuato con l’altissimo rischio di scontri e disordini non solo nel quartiere di Greco, è impossibile in questo momento prevederlo. Certo è che la spada di Damocle della sentenza della Corte d’Appello civile di Milano, che a novembre ha condannato il Ministero degli Interni a corrispondere alla famiglia Cabassi proprietaria degli stabili occupati dai leoncavallini un indennizzo di tre milioni di euro per i mancati sgomberi, non potrà più essere ignorata.